Apr 16, 2012
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L’articolo 18 in salsa MARVECS

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By Cybergeppetto

In questi giorni in cui si discute tanto di riforma del lavoro, mi è tornato alla mente il caso della MARVECS Pharma, una società farmaceutica di cui ci siamo occupati l’anno scorso (a questo link) e che è un caso tipico di come le regole sulle quali tanto si discute vengano poi aggirate con l’assenso di tutti gli aventi causa, tanto basta che ognuno abbia il suo tornaconto e di certo non si tira indietro…

Nel caso specifico parliamo di una strana azienda che, al di là di quello che scriveva nei suoi bilanci, non è mai riuscita a fare utili, eppure, cosa assai misteriosa, più perdeva e più acquisiva dipendenti.

Stiamo parlando di informatori scientifici del farmaco, cresciuti da poche decine a quasi un migliaio, si chiamano “cessioni di ramo d’azienda”, una cosa che dovrebbe significare che un’azienda vende un farmaco unitamente al personale e ai mezzi produttivi impiegati per realizzarlo e commercializzarlo, e non, come ha accertato un consulente del tribunale, un mero trasferimento di personale slegato da una reale attività produttiva e di commercializzazione.

Alla fine, com’è normale in questi casi, la società fallisce e i dipendenti si trovano sul lastrico, alla faccia dell’articolo 18, buono solo per tenere in piedi il connubio tra sindacalismo politicizzato, l’imprenditoria illuminata e riformista e la “finanza creativa”, ma che ha ucciso le nostre realtà produttive, ormai “delocalizzate”, cioè volate altrove fuori dai confini nazionali.

Non che sia la prima volta, ma il caso della MARVECS è particolare: questi informatori sono infatti passati dal lavoro in grandi multinazionali del farmaco, tipo Pfizer, a una azienda il cui oggetto sociale  era la ”promozione, il supporto e la gestione diretta di attività produttive e di ricerca in campo chimico e farmaceutico e ogni altra attività di vendita e marketing in riferimento ai campi suddetti anche per conto terzi”, ma che con il tempo si è messa a far di tutto, estendendo le proprie attività anche al campo immobiliare.

La cosa diventa ancor più strana allorquando ci si accorge del fatto che la “cessione del ramo d’azienda” dalle case farmaceutiche a una atipica “società di servizi farmaceutici” è avvenuta sotto l’auspicio dei sindacati che hanno indotto gli informatori a dimettersi dalle multinazionali di provenienza per essere assunti dalla MARVECS. La vicenda è così complessa e piena di storie processuali in corso da non poter essere racchiusa in poche righe.

In ogni caso viene da chiedersi se i sindacati di questi dipendenti abbiano valutato il piano economico oggetto della “cessione”: si saranno chiesti come stava in piedi un’azienda che perdeva soldi e che li faceva solo quando le grandi case farmaceutiche gli “vendevano” i propri dipendenti?

Viene anche da chiedersi se gli enti pubblici che, per breve tempo, hanno pagato la cassa integrazione avessero avuto idea di che tipo di azienda si trattasse.

In tutto questo baillamme viene da chiedersi se qualcuno si sia posto il problema di capire la relazione che intercorre tra una grossa azienda che, per cedere un ramo d’azienda, è disposta pur a pagare un “quid” all’acquirente, e una piccola società dalle attività quantomeno zoppicanti e non remunerative, ma si tratta di cercare di capire il concetto, forse un po’ fumoso, di “avviamento negativo”.

Tra tutti gli organismi che sono entrati nella vicenda, sindacati, associazioni d’imprenditori, enti pubblici, qualcuno si è preso la briga di capire l’andamento dell’indebitamento bancario della MARVECS?

Se questa è la pratica delle aziende che generano cassa integrazione, e alla fine falliscono, a cosa serve discutere di un reintegro ex art. 18 che non ha nessun significato quando dell’azienda non rimane che qualche ritaglio di giornale?

By Cybergeppetto

p.s. Chiediamo a un ex dipendente MARVECS cosa ne pensi dell’articolo 18 in discussione tra governo e parti sociali: “”Per ora vado a cercare lavoro, magari stasera, se non sono stanco, faccio una seduta spiritica per parlare con la dirigenza della mia ex azienda ed evocare il mio reintegro…”.

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Inchiostro antipatico