Apr 29, 2012
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In Italia tutto deve cambiare perché tutto resti com’è, ovvero come continuare a imbrogliare gli italiani

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By Vincenzo Ciaraffa

Secondo l’attuale governo le banche sono enti benefici alla stregua delle Caritas diocesane e, pertanto, esentate dal pagamento dell’IMU, mentre i vecchietti possessori di una casa e ricoverati in ospizio no. Ebbene, se qualcuno aveva ancora dei dubbi sui “poteri” che hanno determinato la nascita del governo Monti, immagino che, a questo punto, se li sia tolti: le banche sono sicuramente degli enti benefici ma di se stesse.

Giusto per farsi un’idea della beneficenza che esse fanno, bisogna sapere che sulla rata di un mutuo – casa di euro 1242,32 mensili a tasso variabile, il contraente paga loro la bellezza 534,62 d’interessi, euro più, euro in meno … roba da cravattari, altro che enti benefici!  V’è, invece, una categoria d’italiani che di mutui sicuramente non ha bisogno. Infatti, abbiamo scoperto che la montagna di soldi del finanziamento pubblico ai partiti (bocciato dagli italiani con un referendum), in realtà, serviva a finanziare i vizi dei caporioni della politica, le minchiate di figli meno che mediocri, acquisti di oro e diamanti, gigolò canterini, viaggi all’estero e pranzi da 180 euro a portata.

Secondo Bossi è inutile indignarsi di ciò perché “i soldi del finanziamento pubblico, i partiti possono decidere anche di buttarli dalla finestra”. Affermazione quella di Bossi pericolosa, oltre che stupidamente tracotante, perché agli italiani potrebbe venir voglia da far volare loro, i politici, dalle finestre! E questo mentre torme di pensionati sopravvivono andando a raspare negli scarti dei mercati generali e una quarantina di disgraziati si è tolto la vita perché rovinati dalla crisi economica e dalle tasse di cui una parte pare si possa anche buttare dalle finestre.

Per molto meno di quando sta accadendo nel nostro Paese, in Francia e in Russia scoppiarono delle rivoluzioni che, pur con gli eccessi e le svolte autoritarie che, di solito, caratterizzano le rivoluzioni, ebbero il potere di cambiare la storia del mondo. Furono degli estremisti sanguinari i sanculotti francesi e i bolscevichi russi che si sbarazzarono della loro corrotta, imbelle classe dirigente senza andare tanto per il sottile?

Sono fessi gli italiani che tollerano le ruberie, le depravazioni e le vessazioni di una sfrontata e rapace oligarchia? Non furono sanguinari i primi, né si possono considerare acquiescenti fessi i secondi, la differenza tra loro, semmai, è in quelle che si potrebbero definire caratteristiche somatiche delle forze in campo.

Sia nella Rivoluzione Francese, sia in quella russa del 1917, infatti, eccetto l’aristocrazia (e neppure tutta in verità) le altre classi sociali si schierarono compattamente con la rivoluzione, sicché quelle che erano state fino a quel momento forze del sistema divennero antisistema. In Italia, invece, è accaduto l’incontrario perché partiti e movimenti politici, teoricamente antisistema o addirittura eversivi, non anelavano tanto a rovesciare il sistema quanto ad occuparlo.

Il movimento politico semi – anarchico del primo dopoguerra, “L’uomo qualunque”, dopo essere venuto a patti con la DC e il Partito Monarchico fu assorbito dal sistema fino a scomparire nel giro di una legislatura. Il Movimento Sociale Italiano, partito parafascista, per uscire dal ghetto nel quale l’aveva relegato il cosiddetto arco costituzionale, non esitò ad appoggiare l’elezione di discussi Presidenti della Repubblica e governi privi di precostituita maggioranza parlamentare mediante il consociativismo, noto agli inizi come milazzismo. Il PCI, nemico di tutte le democrazie liberalcapitaliste, non trovò di meglio che venire a patti con una di esse con il compromesso storico. La Lega, movimento politico tendenzialmente eversivo, si è incardinata talmente bene nel sistema  – che voleva rivoltare come un pedalino –  che ha finito col riprodurne i peggiori vizi ed eccessi. A tutto ciò si deve aggiungere che il sistema è riuscito ad assorbire anche quelle che dovrebbero essere le voci libere di una democrazia autentica, cioè la stampa e i sindacati, mediante elargizione di altro pubblico denaro.

Va da sé che, con tali presupposti, nessun reale cambiamento era ed è possibile in Italia, meno che mai la rivoluzione. La situazione politica è talmente degenerata che   – paradosso dei paradossi! –  la vera forza rivoluzionaria oggi presente in Italia è quella che, solitamente, è la nemica di tutte le sovversioni/rivoluzioni, la magistratura.

E sapete in che modo essa sta facendo la rivoluzione? Applicando semplicemente la legge essendo contrastata in ciò dal potere politico. Ebbene, se un sistema di potere entra in conflitto con chi è deputato ad applicare la legge, diviene davvero difficile resistere alla tentazione di definire quello stesso sistema fuorilegge o, come minimo, intollerabilmente impudente.

Dopo le ruberie del cassiere della Margherita  – che peraltro non esiste più come partito da qualche lustro –  e la scoperta dell’allegra gestione di quello della Lega, sembrerebbe che  tutto stia cambiando. In realtà sta cambiando tutto e niente, in ossequio alla massima di Tomasi di Lampedusa secondo il quale nel nostro Paese “tutto deve cambiare perché tutto resti com’è”. Infatti, il cassiere della Margherita è sempre rincantucciato in Parlamento, a 26.000 euro il mese, e il padre padrone della Lega, Bossi, si è dimesso da segretario del suo movimento per diventarne, però, presidente con gli stessi poteri di prima. Dopo le “dimissioni” del padre, sono intervenute quelle del figlio e del presidente leghista del Consiglio Regionale Lombardo, dimissioni che speriamo siano tali anche nella sostanza e che non si collochino, poi, i dimissionari presso qualche altra greppia finanziata col nostro denaro. Oddio, bisogna dire che, con l’aria che tira in Regione Lombardia, perfino il Trota ha dimostrato di essere intelligente tirandosene fuori in tempo.

Un altro cambiamento di tipo bossiano lo sta producendo l’UDC di Pierferdinando Casini (da ventinove anni in Parlamento) il quale ha azzerato i vertici del suo partito per crearne uno nuovo, o Terzo Polo, o Partito degli Italiani o come diavolo si chiamerà.  A questa “nuova” realtà nascente della malmessa politica italiana hanno già dato la propria adesione Giorgio La Malfa, Francesco Rutelli, Gianfranco Fini, Ferdinando Adornato e altri nove capataz la cui presenza in Parlamento assomma a un totale di quasi duecento anni!

A fronte di cotanta impudenza, gli stessi impudenti hanno bacchettato Monti perché voleva varare un immediato decreto legge per ridefinire il finanziamento pubblico dei partiti, avocando al Parlamento tale incombenza. Ma come, viene da chiedersi, questi hanno avallato gli indecenti provvedimenti di un capo del governo di “nomina regia”, come il famigerato decreto salva Italia e il tentativo di sopprimere sic et simpliciter l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, e adesso si ricordano delle prerogative del Parlamento sovrano?

Come sosteneva Andreotti, il campione di questa genia politica, a pensar male si fa peccato, però s’indovina, ed è legittimo sospettare che i partiti non vogliono perdere il controllo dei milioni di euro di rimborso che versiamo loro a ogni tornata elettorale, peraltro senza obbligo di rendiconto. Puntualissima, infatti, è arrivata la notizia che il triumvirato Alfano – Bersani – Casini ha deciso che la ridefinizione del finanziamento ai partiti avverrà per il tramite di una proposta di legge, come dire che, nella migliore delle ipotesi, se ne parlerà nella prossima legislatura.

Mentre studiano come fregarci con una legge parlamentare ispirata alla richiamata massima di Tomasi di Lampedusa, i politici fanno finta di non capire cosa realmente provano in questo momento per loro gli italiani: li odiano! Comunque, a togliere ogni dubbio sulla genuinità della levata di scudi contro la dichiarata disponibilità del governo a ridefinire la legge sui rimborsi elettorali, è intervenuto anche il tesoriere dei DS, Ugo Sposetti, che ha proposto di estendere il contestato rimborso anche alle fondazioni dei partiti. Come dire che  – se passasse la sua proposta –  anche un’ipotetica bocciofila “Antonio Gramsci” potrebbe fruire del finanziamento pubblico.

A questo punto i casi sono due: o nostri politici hanno lo scroto al posto del cranio  – nel quale galleggia un cervello dalle dimensioni inconsistenti  –  o si sono prefissi la missione di far rivoltare gli italiani!

Vincenzo Ciaraffa

La foto della cena del film Il gattopardo è di SiciliaOnline

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