Mar 26, 2012
683 Views
0 0

Il sesso dell’articolo 18

Written by

By Cybergeppetto

Visto che si parla tanto di articolo 18, quasi che fosse un angelo custode di tutti i lavoratori, si potrebbe anche discutere su che sesso abbia quest’angelo.  Non si può certo lasciare la cosa a dottori della chiesa o ai monaci eruditi, la questione è semplice: “L’Articolo 18 è un padre premuroso o una mamma protettiva dei lavoratori?”.

La discussione sarebbe sicuramente oziosa, ma d’altronde quelle alle quali assistiamo da mesi sul lavoro lo sono egualmente. Al Governo, in Parlamento e nei media si parla del lavoro quando, forse, sarebbe meglio che si lavorasse.

Cosa che nell’attuale situazione molti non fanno perché non vogliono, meglio affidarsi alle “tutele” di certi sindacati, e molti altri non fanno perché non possono. Provate a immaginare che fine fa la voglia di lavorare di chi, nella pubblica amministrazione, è tutti i giorni a contatto con gente che piglia lo stipendio per meriti politici e non ha nessun interesse a rendere servizi ai cittadini.

Si tratta di un chiacchiericcio che assomiglia a quello del bar dello sport, in cui si parla di calcio, senza dar pedate al pallone, o di sesso, senza farlo: si può certo parlare di lavoro senza lavorare…

Intanto i mesi passano e non si combina nulla, altri mesi ci vorranno per avere un “testo condiviso”, formula sotto la quale si nasconde l’antico vizio cattocomunista per cui ogni minoranza ha una possibilità di ricatto della società intera.

L’attuale Codice Civile consente i licenziamenti, basta andare agli articoli che se ne occupano, il 2118 e il 2119 del Codice Civile, per vedere che il problema non è nelle norme, ma in come le si interpretano.

Se la “giusta causa” esiste in teoria, ma non nella pratica, perché dovremmo perdere tempo a fare altre norme che resteranno inapplicate?

Anche più surreale è la discussione sui licenziamenti “discriminatori”, non si capisce cosa ci sia da discutere sul fatto che le discriminazioni vadano combattute. In ogni caso è chiaro che, se un giudice definisce “discriminatorio” il licenziamento dei tre famosi sindacalisti oltranzisti che riuscirono a determinare un blocco della produzione a uno stabilimento FIAT, dietro la parola “discriminatorio” si nasconde la volontà di difendere il potere di veto sindacale e non la tutela del posto di lavoro.

Nessuno si ricorda che il rapporto di lavoro presuppone un rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro che non è nelle corde del mondo sindacale italiano e di una parte di vecchia politica.

I giovani che cercano il lavoro, nel frattempo, continueranno a non trovarlo e non saranno tutelati da nessun articolo. Gli statali non sembrano essere toccati dalla riforma, come se non dovessero essere dei lavoratori anche loro.

Recentemente li si contava in circa tre milioni e mezzo, eppure il conto sembra deficitario anche perché ci sono molte aziende che fanno solo finta di essere private. E’ difficile pensare che le Ferrovie e la RAI siano aziende private, come è difficile pensare che le aziende municipalizzate di tutta Italia siano private o che tutte le aziende di cui lo Stato è azionista siano realmente private.

Mentre si discute sul sesso degli angeli, nessuno tenta di capire cosa ci facciano un milione e centosessantatremila addetti nella scuola, visto il livello, oppure di che cosa si occupino seicentottantottomila e passa addetti del settore Sanità, che oltretutto si basa su tanti “collaboratori”.

Tutti questi problemi rimangono insoluti mentre si parla del nulla per definire una legge che non impedirà a una casta di pseudo “giuslavoristi” di impedire alle imprese di produrre, e che genera da ormai molto tempo le condizioni per delocalizzare la produzione all’estero, cioè fa scappare a gambe levate le imprese.

E’ risibile inventare decreti “salva” o “cresci” per un’Italia che paga costi insostenibili per tenere la forza lavoro dove non serve quando l’alternativa può essere solo lavorare da un’altra parte.

Cybergeppetto

p.s. “Figliolo – dice il papà con il tono delle grandi occasioni – stiamo lottando per te e per mantenere la libertà sindacale!”. “Mentre tu combatti –replica il pargolo –  io vado a cercare lavoro, magari all’estero, dove se non piaccio a un imprenditore, sicuramente ne troverò tanti altri che assumano chi ha voglia di lavorare…e poi, se sto fuori, la tua pensione maturata in 19 anni sei mesi ed un giorno la pagherà qualcun altro…”.

Foto: Laputa Zeitung

Article Categories:
Inchiostro antipatico

Comments to Il sesso dell’articolo 18