Mar 23, 2012
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Echi della Valle Olona – Democrazia contro matematica, diritti contro doveri (Parte I)

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(f.c.) – Quando leggerete queste righe il polverone sollevato dalla “manovra correttiva” di 21 miliardi di euro  degli ultimi giorni di dicembre, si sarà definitivamente posato sulle nostre tasche, chi più, chi meno.

Chi volesse, dopo aver (mal)digerito panettone e spumante, può cimentarsi nell’esercizio di confrontare la democrazia italiana con le leggi della matematica. La nostra democrazia, infatti, è ben strana: i partiti si accapigliano per far sì che tutti contribuiscano in maniera uguale alla spesa pubblica, eppure non riescono mai a confrontare  – come si farebbe in ogni azienda – i costi con i ricavi. Si tratta di un’attitudine matematica del tutto parziale, una sorta di matematica elettorale. Tutti sono bravi a fare una finanziaria in cui s’immagina di incassare un tot del prodotto interno lordo per spenderlo, ma le quattro operazioni diventano difficili, quasi impossibili, quando si tratta di misurare il buco nei conti.

Una sorta di aritmetica selettiva in cui si sanno solo fare le somme e non le sottrazioni. Evidentemente i nostri politici amano i numeri assoluti, ma disdegnano quelli relativi, quei mostri reazionari col segno meno. La storia del debito pubblico  – che da ciò deriva –  è ormai così lunga che nessuno può dire d’averla vista nascere.

Nel frattempo si preferisce malignare su che cosa abbia fatto il concittadino che abbiamo a fianco, perché l’invidia sociale è molto più divertente del controllo democratico sul funzionamento dello Stato. Immaginate un bar nel quale il gestore sia impegnatissimo a regolare le attività dei suoi dipendenti perché il carico di lavoro risulti esattamente ripartito, ma in cui i clienti non riescano a prendere il caffè perché devono aspettare le discussioni senza fine su chi lo deve preparare al momento.

Evidentemente nella nostra concezione politica il confronto delle differenze è più importante dell’equazione che ci indica l’efficienza del sistema. La democrazia è intesa esclusivamente come tutela dei propri interessi che, per una carineria semantica, si chiamano sempre diritti. Ogni poco qualche politico s’inalbera per il mancato rispetto di qualche diritto, ma spesso tace sul mancato rispetto dei doveri da parte dei cittadini, magari per paura di una sconfitta elettorale. Dall’algebra sappiamo che ci sono equazioni semplici, alcune difficili e talune che, invece, che non ammettano soluzione.

L’equazione “Repubblica = (Autorità + Responsabilità) diviso (Doveri – Diritti)” in Italia è irrisolvibile, perché tutti vogliono avere l’Autorità, ma nessuno vuole avere la Responsabilità. Dei Doveri non se ne parla mai, in ogni caso non quanto parlano dei Diritti. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli.

(segue Parte II)

L’articolo è del mensile Echi della Valle Olona del mese di marzo 2012, attualmente in edicola.

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