(v.c.) – Con dipendenza gerarchica, compiti e livelli di responsabilità non ancora definiti dal Consiglio Atlantico, il prossimo anno il Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA) di Solbiate Olona potrebbe essere chiamato a partecipare alla missione di pace ISAF13 in Afghanistan.
La partenza del NRDC-ITA, però, non appare del tutto scontata e ciò per due fondamentali ragioni. La prima. Le difficoltà economiche in cui versano la maggior parte dei Paesi militarmente impegnati in Afghanistan hanno indotto i loro governi a tagliare il budget della difesa e a ripensare, ridefinire o sopprimere le missioni all’estero.
La seconda ragione. Il Segretario alla Difesa USA, Leon E. Panetta, il 2 febbraio scorso ha dichiarato che i militari statunitensi “Cercheranno di porre fine alle loro attività di combattimento per concentrarsi su quelle di addestramento e assistenza delle forze afghane”.
Il che è stato come dire che, dal prossimo anno, gli Stati Uniti porteranno avanti la guerra ai talebani fino all’ultimo…. inglese, o francese, o italiano.
Non a caso, dopo la dichiarazione di Panetta (sul disimpegno dall’Afghanistan il presidente Obama si gioca una cospicua parte delle chances di essere rieletto) la Francia e altri Paesi hanno iniziato a valutare la possibilità di sganciarsi anch’essi dall’Afghanistan, nel più breve tempo possibile. Se, però, la politica è l’arte di realizzare l’impossibile, non è escluso che tutto possa rimanere com’è, anche perché il governo di Hamid Karzai deve la propria sopravvivenza alle forze militari occidentali presenti nel suo Paese.
Pertanto, andarsene precipitosamente dall’Afghanistan significherebbe distruggere quanto di buono è stato fatto fino a questo momento, oltre che ammettere il fallimento dell’intero intervento militare e vanificare il sacrificio dei tanti caduti.
Rimanere o andarsene è una scelta politica e le scelte politiche spettano ai governi e, tuttavia, i militari non possono di certo starsene con le mani in mano in attesa di sapere – magari la settimana prima – di doversi proiettare in quel Paese.
E’ per questa ragione che il NRDC-ITA, basato nella caserma “Ugo Mara” di Solbiate Olona, potrebbe attivare le procedure addestrative per l’impiego all’estero da un momento all’altro, mentre il suo Comandante, il Generale Giorgio Battisti, si recherà quando prima in ricognizione nell’area di probabile impiego della sua Unità.
La preparazione di un soldato di oggidì, specialmente se destinato a operare tra popolazioni con un’esasperata percezione etica e religiosa, non è più incentrata sul semplice addestramento fisico e tattico ma anche, e soprattutto, sulla conoscenza dei valori di riferimento dei suoi potenziali avversari, sulle sue tradizioni civili e sulla capacità della popolazione di collaborare con i kafir, i miscredenti.
Insomma un’operazione militare, quale che sia, necessita anche di conoscenza, scambio di vedute e dibattito. Per questa ragione, il giorno 9 febbraio scorso, presso la caserma di Solbiate si è tenuto il seminario di studi geostrategici denominato “Eagle Eye 2012”, durante il quale si è parlato di argomenti connessi alla preparazione di un progetto di graduale disimpegno dall’Afghanistan.
Vi hanno partecipato conferenzieri di alto livello come l’ambasciatore inglese Mark Sedwill, i Generali James Bucknall e Tim Evans, il dottor Antonio Giustozzi, e numerosi altri Ufficiali italiani e alleati.
Benché la conclamata preparazione, il piglio sicuro e un contagioso dinamismo ne facciano un Comandante di ragguardevole, rassicurante caratura, non invidiamo il Generale Battisti che – per quanto possiamo intuire – dovrà iniziare a preparare i propri uomini in assenza di prospettive d’impiego certe. Tuttavia, siamo sicuri che, se e quando arriverà l’ordine della partenza per l’Afghanistan, il Corpo d’Armata di Reazione Rapida sotto la sua guida saprà, ancora una volta, dare concretezza al proprio motto: “Ubique celere”.
v.c.
L’articolo è in edicola con il numero di Echi della Valle Olona del mese di marzo 2012.
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