La memoria collettiva ai tempi di Internet
By Cybergeppetto
Quando mi chiedono una cosa che non so, rispondo semplicemente: “Chiedete a Mister Google!”.
Mr.Google ha un amico, il Signor Wikipedia, sempre in cima alla lista delle ricerche che si fanno con il più diffuso motore di ricerca, ha un sacco d’informazioni, ma sei vai a verificarle trovi un sacco di errori.
Facciamo un esempio, se andate a cercare “partecipazioni statali”, Google vi manda a una pagina di Wikipedia piuttosto striminzita che, dopo un pistolotto sul periodo fascista, liquida la questione come se si trattasse di una bazzeccola.
L’Italia è, invece, l’unico Paese al mondo in cui si siano sprecate quantità immense di denaro per realizzare un’economia indegna di tale nome perché si è trattato di populismo, clientelismo e malaffare.
I soloni del periodo fascista e della prima repubblica hanno cercato di convincere gli italiani che l’intervento in economia dello Stato avrebbe creato lavoro e ricchezza, una sorta di via italiana all’economia pianificata che ha realizzato isole di comunismo reale spazzate via dai cicli economici.
Qualcuno potrebbe dire che è una storia vecchia, vale la pena di ricordare che lo Stato è ancora oggi azionista/proprietario delle Ferrovie e di un numero incredibile di aziende, tra le quali spiccano le cosiddette “municipalizzate”. In anni passati abbiamo venduto a prezzi di realizzo aziende come l’ENEL, oppure abbiamo chiuso aziende ormai dissestate come la vecchia Alitalia.
Personalmente non ho nulla contro Google o Wikipedia, anche se si potrebbero fare moltissimi altri esempi del genere, il fatto è che ritengo che si debba evitare che la nostra memoria sia come una chiavetta USB in cui i file ce li mette qualche monopolista dell’informazione. Basta guardare più giù nella lista di Google e si trova molto altro, anche se bisogna sempre attenti a separare la lana dalla seta, ci sono sempre interessi che nascondono verità scomode e lo fanno in maniera molto sottile e blaterando a vanvera di democrazia e libertà.
Nel corso degli anni ho imparato a diffidare di quelli che passano le loro giornate a spiegarmi qual è il problema più importante da seguire, di solito sono persone che, prezzolate o meno, hanno ricevuto il compito di nascondere cose che spiacciono agli oligarchi che manovrano i media, internet incluso.
Chi gestisce un motore di ricerca ha un potere smisurato, può togliere voce a una verità semplicemente perché qualcuno lo paga e tutti dobbiamo campare e abbiamo bisogno di risorse. Non c’è più bisogno di mentire, basta parlare d’altro, basta “indicizzare” un sito piuttosto che un altro, basta nascondersi dietro un algoritmo, basta celarsi dietro il fumo delle formule di statistica.
Quando l’utilizzatore dei media mette in moto il suo cervello, semplicemente facendo appello ai suoi ricordi, il gioco viene fuori in tutta la sua falsità, ora che ci sono i social media si può sempre dire la propria, bisogna solo avere la pazienza di perderci un po’ di tempo, anche per contrastare l’attivismo dei bugiardi, quelli che hanno imparato a nascondere invece di mentire e a ripetere ossessivamente la stessa solfa ogni due minuti sulla rete.
Cybergeppetto
p.s. “Signora maestra, mi da una chiavetta USB per fare la ricerca?”. “Lo farei molto volentieri, cara, ma i tuoi genitori non hanno voluto farti installare la porta USB in testa, temo che dovrai farla da sola…”
Foto: gfnews.it