Nov 13, 2011
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Le ruote della Democrazia

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By Cybergeppetto

Napolitano è troppo ammodo per presentarsi al balcone di Piazza Venezia e urlare al vento “Un’ora segnata dal destino batte nei cieli della nostra Patria …”. E poi, si sa, l’Italia che sbraita il dieci giugno finisce ignominiosamente l’otto settembre. Molto più semplice affidarsi a qualche comunicato stampa in cui il burocratese dei poteri forti può esprimere tutta la sua ambiguità.

Come sono fortunati i cittadini italiani, si erano incartati in questa storia della democrazia pensando che bastasse votare un Parlamento e un Governo per cambiare le cose. Questa pia illusione è stata educatamente gettata nel fango dai signorotti dell’Italia neomedievale, così come il genitore rompicoglioni toglie dalle mani del bimbo il lecca lecca perché “è ora di dormire”.

L’Italia è un auto che corre a tutta forza verso il muro del fallimento, il motore del debito è ormai in fuori giri, ma quelli che hanno voluto tutto questo non mollano la presa.

Le quattro ruote della nostra società, i sindacalisti di regime, gli industriali di regime, i banchieri di regime e gli editori di regime non hanno alcuna intenzione di affidarsi al popolo, il fatto che in Democrazia governi la maggioranza a loro non interessa. Le ironie di chi continua a infierire su Mister B ora che è già caduto suonano abbastanza patetiche, litanie autistiche di chi si formatta il cervello prima di accendere la TV.

In ogni caso adesso c’è altro da fare, bisogna trovare un modo per cambiare tutto, basta che a pagare sia qualcun altro.

Chi ha quasi solo pensionati tra i propri iscritti non può far riformare le pensioni, certo se un bel tecnico lo dovesse fare gli toglierebbe le castagne dal fuoco, potrebbe sempre far finta di protestare.

Chi ha collezionato solo fallimenti imprenditoriali, ma è ben introdotto nel sancta sanctorum degli industriali non ha nessuna intenzione di rinunciare ai sussidi/incentivi di stato, certo se un bel tecnico lo dovesse fare gli toglierebbe le castagne dal fuoco, potrebbe sempre far finta di protestare.

Chi ha sempre spremuto i risparmiatori per finanziare il debito non può rinunciare ai soldi dello Stato, certo se un bel tecnico lo dovesse fare gli toglierebbe le castagne dal fuoco, potrebbe sempre far finta di protestare.

Chi ha sempre usato l’informazione per mescolare indebitamente critica e cronaca e proteggere i suoi tre compari facendo il gioco dei quattro cantoni nei consigli d’amministrazione non può rinunciare agli aiuti di Stato, certo se un bel governo tecnico lo dovesse fare gli toglierebbe le castagne dal fuoco, potrebbe sempre far finta di protestare.

Queste quattro ruote hanno eletto a turno il volante in una estenuante serie di giri di valzer che pensavamo conclusa nel 1994, ma che covava sotto la cenere dei ribaltoni, ribaltini ed evoluzioni dei gruppi parlamentari che sono come le bottiglie di trielina, se levi il tappo evaporano subito. Ci eravamo sbagliati, allora come adesso.

E’ un pò surreale vedere questi signori educati e con l’abito su misura incedere con eleganza nei palazzi del potere reale e, da domani, anche in quelli del potere formale.

Chi pensa che i governi debbano governare e il Parlamento debba far leggi è un illuso, chi siede nel Parlamento italiano tiene il volante che le ruote gli hanno dato.

Il futuro è sempre roseo, per chi ha voglia di lavorare, la disperazione è sempre cupa per chi si scorda dei suoi doveri perché ha dei “diritti acquisiti” da reclamare.

Cybergeppetto

p.s. Il neo Presidente del Consiglio dei Ministri, chiunque egli sia, ha incontrato la stampa dopo aver ottenuto la fiducia al suo governo. Un giornalista freelance gli ha chiesto una dichiarazione per il suo blog sul futuro dei giovani “I nostri giovani sono intelligenti e intraprendenti, sono sicuro che sapranno farsi valere all’estero in tanti lavori, non escludo che i loro sciagurati genitori possano campare con le rimesse dei loro pargoli,  se così non fosse temo che i vecchiardi dovranno tornare a lavorare, stavolta davvero…”.

La foto è del blog American History Y (o-oh)

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Inchiostro antipatico