Di fronte alla minaccia crescente di cyber attacchi, non solo da parte di gruppi di hacker, ma anche da parte di attori nazionali e non, lo stato maggiore del comando statunitense che si occupa della cyber war sta pensando a strumenti commisurati all’offesa.
E’ stato il generale dell’Esercito statunitense Keith B.Alexander, comandante dello US Cyber Command, a confermarlo durante una conferenza dell’ International Systems Security Association tenutasi a Baltimora il 20 ottobre scorso.
E dato che hacker e specialisti del settore stanno mettendo a punto minacce di gran lunga più persistenti e pericolose di quelle che sono già state sperimentate in passato, “dobbiamo farci trovare pronti – ha fatto sapere il generale Alexander – per questo le cornici di sicurezza che stiamo mettendo in funzione sono orientate al futuro e determinate da ciò a cui stiamo assistendo”.
La nuova dottrina in fase di preparazione, da parte del Joint Staff dello US Cyber Command, delineerà presto regole di ingaggio specifiche contro i cyber attacchi e darà una chiara definizione di quando e come i militari possono muovere all’offensiva contro le cyber minacce.
Si tratta di una regolamentazione a sostegno della strategia del Dipartimento della Difesa statunitense per le operazioni nel cyberspazio elaborata nello scorso mese di luglio, si apprende dal comandante Alexander attraverso l’ufficio stampa delle Forze Armate statunitensi.
Lo US Cyber Command è dunque chiamato a una sfida inusuale per quanto abbiamo considerato finora i concetti di offesa e difesa.
Se fino a oggi la legge sul conflitto armato ha autorizzato una risposta in ragione e in proporzione all’attacco fisico da parte di uno stato in uno spazio fisico, ora si tratterà di estendere tale logica al cyberspazio e determinare che cosa rappresenti la risposta ragionevole e proporzionale all’attacco. Anzi, prima ancora bisognerà definire esattamente che cosa sia la guerra nel cyberspazio.
Tradurre le regole conosciute finora, che governano lo spazio fisico, in regole da applicare nel cyberspazio, che oggi rappresenta la quinta parte del conflitto, spiega il generale Alexander, è una sfida non indifferente sia dal punto di vista concettuale che dal punto di vista operativo e organizzativo.
Sono molteplici infatti gli interrogativi che si pongono: dal dubbio se spegnere o se annientare il network minaccioso, a chi concretamente ha la responsabilità di mettere in atto le azioni di difesa.
Una nuova dottrina tutta da scrivere con nuovi scenari tutti da esplorare.
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Fonte: Armed Forces Press Service
Foto: il matrix code è di Zahek