Da contractor – in Iraq, nel 2006 – se l’erano vista davvero brutta. Donald Vance e Nathan Ertel, cittadini americani impiegati nella Shield Group Security (SGS), rappresentavano una seria minaccia secondo i loro stessi connazionali e così sono stati trattati.
Arrestati e messi in detenzione a Camp Cropper (foto/Getty), l’ex prigione di Saddam Hussein vicino all’aeroporto di Baghdad, hanno subìto torture e maltrattamenti da incubo, come da loro stessi raccontato cinque anni fa. Ora, secondo quanto riportato oggi da BBC online, possono far causa a Donald Rumsfeld, l’allora Segretario della Difesa americano.
E’ stata una corte d’appello federale, con una sentenza che stabilisce la mancanza di immunità in quel caso per l’ex capo del Pentagono Rumsfeld, a consentire indirettamente a Vance ed Ertel di sporgere denuncia per quanto subìto.
Questi i fatti. Vance ed Ertel erano allora impiegati in una compagnia di sicurezza privata (PMC) irachena, la SGS, che forniva servizi di sicurezza, rilevazione delle minacce, comunicazioni radio e satellitari, addestramento, interpretariato e pianificazione d’emergenza in Iraq.
Ma qualcosa sembrava non funzionare per il verso giusto. Vance, aiutato da Ertel, cominciò a raccogliere le prove di un sistema di vendita di armi sottobanco attraverso la SGS che arrivava fino agli impiegati dei ministeri iracheni. Di più, per i due contractor la compagnia avrebbe addirittura pagato con denaro contante a ufficiali iracheni la propria influenza pubblica.
In tutta risposta ai due contractor vennero repentinamente ritirati i permessi di ingresso nella Green Zone di Baghdad. I due vennero prelevati dai loro uffici e brutalmente perquisiti. Poi incarcerati. Ertel se la cavò con un mese e mezzo, Vance invece stazionò a Camp Croppel per oltre tre mesi.
Ora entrambi possono chieder conto a Rumsfeld delle torture fisiche e psicologiche subìte durante la prigionia, quando veniva loro impedito di ripararsi dalle luci abbaglianti, dal frastuono e dal gelo sparati sui loro volti nel più totale isolamento.
Secondo la corte d’appello di Chicago, infatti, Vance ed Ertel hanno presentato sufficienti elementi a dimostrazione del fatto che Rumsfeld ha “personalmente stabilito” la linea di condotta in violazione dei diritti costituzionali dei due contractor in corso di detenzione.
La parola passa ora alla difesa di Rumsfeld.
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Fonti: BBC, NYT, Pardon my Paradox blog, Global Post
Foto: David Furst/AFP/Getty Images dal Global Post