Domani, sabato 9 luglio, viene annunciata al mondo in via ufficiale la nascita del nuovo stato africano del Sud Sudan.
L’indipendenza dal nord è il risultato del referendum tenutosi nel gennaio di quest’anno, in cui la quasi totalità dei votanti si è espressa a favore della secessione dal nord del Sudan.
Tutto è pronto. Dalla bandiera all’inno, dalla costituzione – che ha incluso anche l’area petrolifera contesa dell’Abyei, nonostante il referendum previsto nell’ambito della risoluzione Onu n.1590 del 2005 non sia ancora stato indetto – alla parata nella capitale Juba dell’esercito del sud, il Sudan People’s Liberation Army (SPLA).
Per il nuovo nato sono già pronti i riconoscimenti ufficiali, dato che dopo il favore espresso dai paesi del Commonwealth anche la Russia ha comunicato di voler presto intraprendere relazioni diplomatiche con il Sud Sudan, mentre Israele, secondo Haaretz, sarebbe pronto al riconoscimento; e una dote, visto che la United States Agency for International Development (USAID) ha confermato il proprio impegno nel supporto economico nonostante le restrizioni di bilancio.
Al riguardo, un analista del Sud Sudan, Jon Temin, si è detto convinto che l’interesse degli Stati Uniti verso il nuovo stato africano porterà a nuovi investimenti nel prossimo futuro, in particolare nel settore petrolifero.
Ed è proprio la questione del petrolio il pomo della discordia. Per il momento lo è sul piano regionale, visto che l’area ricca di petrolio, l’Abyei, una regione situata proprio sul confine tra nord e sud, è stata occupata dall’esercito del nord (SAF), con conseguente fuga della popolazione civile e rinforzo della missione di peacekeeping Unmis.
Ma lo sarà certamente anche in futuro, considerato che le spartizioni sul terreno, a partire dalle intese commerciali come quelle sancite dalla visita del presidente del nord Sudan Omar al-Bashir in Cina, sono destinate a ridisegnare l’area dell’Africa sub-sahariana, dividendola tra interessi occidentali e interessi asiatici.
Un interessante scenario per gruppi estremisti come al-Shabab e AQAP.
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Fonti: AFP, BBC, Haaretz, Sudan Tribune
Foto: Xinhua