Lug 27, 2011
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Chi paga i debiti delle democrazie?

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By Cybergeppetto

Chissà per quale arcano le democrazie, il cui compito è, notoriamente, fare le regole di convivenza delle società alle quali si riferiscono, si sono messe invece a fare debiti per distribuire “stato sociale” a destra e a manca.

“Stato sociale” vuole dire, in particolare in Italia, cassa integrazione per industrie decotte, pensioni a gente ancora giovane, si chiamano pensioni d’anzianità, e tanti stipendi a gente inutile nella pletora di organismi statali che non erogano servizi, ma assorbono risorse.

All’estero sono molto più accorti di noi, eppure gli Stati Uniti, a furia di fare guerre e guerricciole ovunque e di espandere il loro stato sociale, sono in bolletta anche loro, tra qualche giorno potrebbero superare la soglia che loro stessi hanno fissato come limite massimo di debito sostenibile.

Obama ha trovato la soluzione, alzare il tetto legale del debito così il problema è risolto,. Un po’ come pesarsi durante una dieta, ma appiccicare un’etichetta con il peso previsto sul display della bilancia.

I problemi di questo modo di fare sono due, in Italia come negli Stati Uniti: il primo problema è che le democrazie si rifanno a un modello organizzativo in cui il potere esecutivo non decide; il secondo è che il debito non è visto come un problema.

Ci sono illuminati studiosi che dicono che il default, meglio sarebbe parlare di bancarotta, americano è solo un “limite autoimposto” e quindi non c’è rischio di insolvibilità.

In Italia c’erano altrettanti illuminati che, fino agli anni Novanta, sostenevano che gli italiani hanno un debito con se stessi e, siccome erano dei buoni risparmiatori, non vi era rischio di bancarotta; il trattato di Maastricht, quello che stabiliva che ognuno si doveva pagare i suoi debiti, o almeno i suoi deficit, li ha seppelliti.

In ogni famiglia seria i debiti si pagano, ci si riunisce attorno al tavolo dopo il desinare e si stabilisce cosa si deve ridurre nel proprio stile di vita per pagare il mutuo della casa o le tasse universitarie e i libri dei figli, posto che i debiti si fanno solo per cose importanti, non certo per andare in vacanza o per comprare l’auto sportiva.

Nessun genitore che sia degno di questo nome si sognerebbe di lasciare il mutuo della casa da pagare ai figli dopo aver passato una vita al casinò della vecchia politica dove le carte sono truccate sempre ai danni dei giovani, quelli che nascono dopo che qualcuno ha deciso che pagheranno loro. Si chiamano “diritti acquisiti” e non sono negoziabili.

La democrazia italiana ha una gran propensione al debito, meccanismo automatico e implacabile, ma non è stata in grado sinora d’invertire la rotta.

La democrazia americana, dalla riforma della sanità alle guerre in Asia, si sta avviando sulla stessa strada.

Le democrazie occidentali non sono in grado di ripianare i debiti che fanno e sono già entrate in una fase in cui bisogna mettere a posto le cose e le aule parlamentari delle nazioni risuonano dei discorsi vuoti dei leader che blaterano di nuovi sogni politici, ma non indicano chiaramente come e dove tagliare.

A costo di essere monotono, ripeto che la politica non è più l’arte di ripartire risorse pubbliche in base alle proprie idee, ma la necessità di ripianare i debiti smantellando uno Stato sociale che serviva a ottenere voti.

Cybergeppetto

p.s. Fantapolitica 2020: dopo l’uscita della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda dall’Euro, l’Italia si domanda se non sia meglio ritornare alla Lira, che garantiva il ricorso alla svalutazione per sostenere l’Economia. Il ministero del Tesoro ha inviato dei propri consulenti ad Atene, Lisbona e Dublino per farsi insegnare come avviare questo processo. L’opposizione ha dichiarato che non abbiamo bisogno di lezioni per fare debiti.

L’immagine è tratta dal blog Vero Eretico

Il totalizzatore del debito pubblico in tempo reale è disponibile su rareba.net

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Inchiostro antipatico