Giu 14, 2011
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Caro figliolo, ti scrivo

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Lettera di un vecchio sessantottino alle nuove generazioni

By Cybergeppetto

Caro figliolo, ti scrivo perché sento il bisogno di spiegarti come vanno le cose in Italia, per stabilire un contatto con te ed inserirti nel nostro progetto di vita. E’ importante che tu capisca dove siamo arrivati noi e da dove puoi partire per continuare il nostro lavoro.

Ti consegniamo una repubblica in cui un posto fisso non si negava a nessuno, purtroppo ora che siamo così tanti a libro paga di Pantalone non possiamo assumere anche te, sarà bene che tu dia libero sfogo alla tua capacità imprenditoriale.

Noi sessantottini e post-sessantottini ci siamo battuti per dare un lavoro a tutti ed in gran parte ci siamo riusciti, certo la coperta è sempre corta, noi abbiamo combattuto contro il capitale ed i padroni, ma siamo riusciti soltanto a pensare a noi, temo che dovrai trovarti un lavoro che, purtroppo, non sarà retribuito come il nostro, anche perché qualcuno dovrà pagare la nostra pensione. Se non lo vuoi fare tu non c’è problema, fallo fare agli immigrati, poi si vedrà.

Sappi che noi abbiamo lottato tanto contro il nucleare, abbiamo voluto le auto elettriche, tu non morrai per le radiazioni, al massimo ti verrà il cancro per le polveri sottili. Ora ci serve solo qualcuno che produca energia per le nostre lavatrici, le nostre lavastoviglie ed i condizionatori a pompa di calore. Noi, alla nostra età, possiamo soltanto pedalare per la dinamo delle nostre biciclette quando andiamo in gita, se la bolletta ti sembrerà alta sappi che qualcuno la doveva pur pagare.

Noi sessantottini abbiamo molto lottato per la libertà d’informazione, siamo sicuri che vorrai continuare a leggere i giornali che i nostri editori di riferimento ci confezionano, siamo riusciti a realizzare una sinergia tra sindacati, magistratura, imprenditoria illuminata e politici progressisti. Abbiamo bisogno che tu li legga attentamente senza farti condizionare dai tuoi interessi, pensa un poco anche a noi.

Sappi che noi ti abbiamo lasciato un mondo più libero e più giusto, avevamo la sindrome di Peter Pan, solo che non siamo riusciti ad estendere anche a te le nostre conquiste, ma ci abbiamo provato. Non dare retta a quei pochi maliziosi che dicono che la repubblica dei diritti di oggi si tramuterà nella schiavitù dei doveri di chi dovrà tirare le somme domani, si tratta di reazionari che vedono solo sciagure, noi siamo stati benissimo sinora.

Sappi che quelli della mia generazione hanno lottato tanto per realizzare una società in cui si possa liberamente fruire dei propri diritti, purtroppo la mano ci è scappata, la manica si è allargata ed abbiamo fatto qualche debituccio, ma non c’è bisogno che lo paghi tu, puoi anche trasferirlo ai tuoi figli o nipoti. Se proprio tu volessi sapere a quanto ammonta, vai all’indirizzo http://brunoleoni.it/debito.htm, te lo aggiornano in tempo reale . Noi ci accontenteremo di giocare in borsa con i sudati risparmi che abbiamo accumulato.

Noi parleremo di te nei nostri salotti, marceremo con te se vorrai manifestare, meglio se di sabato a San Giovanni. Ci incateneremo a tutti i cancelli possibili ed immaginabili, saliremo su tutti i tetti che ci dirai, purtroppo, però, solo una cosa non possiamo fare, porre riparo a tutti i casini che abbiamo combinato.

Cybergeppetto

p.s. Non far passare troppo tempo a pensare, sarà bene che tu incominci a lavorare perché noi abbiamo bisogno che tu faccia quel che noi, ora come allora, non possiamo e nemmeno vogliamo fare.

L’immagine è tratta da: www.siporcuba.it/sessantotto68.jpg

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Inchiostro antipatico