By Cybergeppetto
La tarantella delle missioni militari ricomincia ad ogni attacco, il tamburello delle dichiarazioni pro e contro fa tintinnare i suoi sonagli, ma tutto è così stonato che non si capisce se ci sia una melodia, un’armonia o, almeno, un ritmo, un tamburo di guerra all’amatriciana.
Negli ultimi giorni due episodi hanno colpito l’opinione pubblica, gli attacchi in Libano ed Afghanistan per i quali da molte parti si trepida per le condizioni di salute dei “nostri” coinvolti.
Il fatto è che, come ormai dovrebbero sapere tutti, in linea puramente teorica, le missioni militari all’estero dovrebbero essere il frutto di una valutazione di opportunità politica circa l’utilità di un impegno che deve essere valutato solo, ed esclusivamente, in base all’interesse nazionale. Non si sprecano le vite dei soldati ed i soldi dei contribuenti per inutili minuetti politico diplomatici.
La politica rimesta le motivazioni alla base dell’impegno in Libia, Libano, Afghanistan e di quel che rimane di varie missioni nei Balcani, con la grazia dello chef che gira le minestre di pasta e fagioli che una volta mangiavano i morti di fame e che ora si pagano salate con la carta di credito nei ristoranti chic.
Certo il profumo non è dei migliori, molta ideologia e poco senso pratico, niente aromi di buon senso, il tutto ha la consistenza ed il colore del contenuto di un bugliolo.
Se la memoria non m’inganna, qualche anno fa noi seguimmo Bush in un paio di guerricciole, Iraq ed Afghanistan perchè gli dovevamo far vedere quanto eravamo bravi, poi cambiò il governo e si decise che la guerra era una cosa schifosa e venimmo via dall’Iraq, ma non andammo via dalle altre missioni, i motivi di questa scelta sono ben nascosti dietro la retorica degli schieramenti politici, ma la cosa ancor più strana è che, tanto per gradire, schierammo un contingente in Libano che era grande quanto quello che avevamo chiuso a Nassirya.
Cos’era successo? Una bella risoluzione dell’ONU aveva stabilito che la Comunità internazionale doveva interporsi tra gli israeliani, i terroristi di Hezbollah e l’Esercito libanese. Tradotto dal politichese al volgare, dovevamo proteggere i compagnucci del partito armato di Dio. Un partito, quello di Hezbollah, un pò “sui generis” che non fa congressi, ma ha un sacco di artiglieria.
Nel volgere di pochi giorni abbiamo assistito a delle critiche feroci all’ipotesi di riduzione del contingente in Libano da parte del governo, anche da parte di politici ora passati dall’altra sponda (FLI), e, contemporaneamente, critiche delle opposizioni alla permanenza in Afghanistan.
Nel frattempo settori del governo criticano la missione in Libia che sta prolungando a dismisura una carneficina che era quasi sul finire, un’altra prodezza della comunità internazionale che, dopo cento giorni ed un sacco di missili ancora non riesce a far fuori quel fetentone di Muammar.
Premesso che tutte queste missioni sono regolate da risoluzioni dell’ONU, mi sfugge il senso di un impegno per cui va bene se bombardiamo qualsiasi cosa che si muove a Tripoli, va benissimo rischiare la pelle in Libano, ed anzi non ci dobbiamo ritirare, mentre va male subire attentati ad Herat.
Il fatto è che la rincorsa al microfono acceso è uno sport da centometristi, mentre il tenere la barra dritta dopo aver preso una decisione è cosa troppo seria per chi non sa se sarà nel listino delle prossime elezioni.
Cybergeppetto
p.s. Buffo episodio in parlamento, durante un concerto folcloristico tenuto in aula, alcuni rappresentanti di tutti gli schieramenti hanno voluto mostrare la loro maestria nell’uso del tamburello, strappato ai legittimi propietari. Il risultato è stato desolante, le sollecitazioni sui tamburelli sono state così eccessive da romperli, rotelle metalliche sparse per ogni dove hanno posto fine all’esibizione.
l’immagine è tratta da http://www.virtualsorrento.com/it/arti/musica/strumenti_folklore/tammurriello.htm
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