Mag 8, 2011
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Eroi Stealth

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By L’Anacoreta

Nei giorni scorsi, sull’onda emotiva del raid con cui gli Stati Uniti hanno posto fine alla carriera del terrorista più ricercato e più pericoloso del pianeta, non vi è stata testata giornalistica o notiziario televisivo – estero o nazionale – dove fior di esperti non abbiano spiegato cosa siano i SEAL, come essi operino e come abbiano condotto il raid, con una tale dovizia di particolari e di notizie da far quasi credere che il giornalista / esperto di turno fosse stato presente sul luogo quale membro stesso del team.

Ricostruzioni animate, improbabili art design, tabelle esplicative, cartine tematiche, schede tecniche hanno corredato e supportato tutti questi exploit giornalistico – mediatici creando nell’immaginario collettivo la convinzione che fosse avvenuto un fenomeno al limite del paranormale.

L’impressione che ho avuto da tali illustri testimonianze mediatiche è che con il solo impiego di una ventina scarsa di ottimi e preparatissimi SEAL gli Stati Uniti, dopo aver aspettato con una pazienza degna di Giobbe l’occasione propizia, avessero al fine saldato il conto in sospeso con il maligno terrorista.

Dai resoconti tecnici dei citati espertoni si evinceva che il team dei SEAL avesse organizzato e condotto l’operazione basandosi solo sulle proprie forze e in completa autonomia, quasi a voler fare una piacevole sorpresa al loro abbronzato presidente proprio in un delicato momento dove le sue quotazioni politiche attraversano una certa difficoltà.

Infatti dopo essersi svegliati di buon mattino e aver deciso che la giornata aveva bisogno di una bella scossa per rompere un po’ la noia del tran tran del solito addestramento, senza dire niente a nessuno e senza bisogno di alcun tipo di supporto esterno, si erano materializzati per incanto nel giardino di Bin Laden, grazie a degli elicotteri invisibili, avevano fatto irruzione dentro la casa sorprendendo un ignaro e impreparato Bin, e, dopo avergli letto i propri diritti, lo avevano avvolto nel tappeto usato per le preghiere portandoselo via. Tutto questo in un assoluto silenzio in punta di piedi e di rotore, per non turbare minimamente la tranquillità del quartiere, anzi facendo bene attenzione a non causare imbarazzo alcuno sia a Bin, che comunque aveva diritto a un minimo di privacy, sia soprattutto ai vicini di casa (l’Accademia Militare dove il Pakistan addestra e forma i suoi Ufficiali).

Ovviamente in una regione dove le fiabe sono di casa (confronta le Mille e una Notte) elicotteri che vanno e vengono, stregoni, maghi, fate, guerrieri senza paura, tappeti volanti, ladroni e geni della lampada sono un patrimonio comune e vederli o udirli non desta sospetto alcuno sia per le guardie di palazzo del sultano di turno (il Presidente pakistano) sia per il popolo che affolla il mercato (che notoriamente si fa i fatti suoi e nulla, vede nulla sa e nulla dice!!!!!).

Naturalmente non sono in discussione la preparazione, il coraggio e la professionalità dei SEAL che hanno portato a termine la fase finale di questa operazione. Queste persone meritano senza dubbio gli elogi e l’entusiasmo che gli Americani (e non solo) gli hanno dimostrato definendoli i nuovi eroi della lotta al terrorismo. Quello che stride e che non risulta essere corretto è il mancato riconoscimento della professionalità, del sacrificio e dell’abnegazione di tutti gli altri protagonisti che hanno reso possibile raggiungere il successo in una operazione di questo tipo.

Per dar modo ai venti SEAL di scorazzare liberamente a casa Bin Laden centinaia di altri militari meno noti e meno blasonati, ma ugualmente preparati e coraggiosi, erano al lavoro dietro le quinte della ribalta.

Quando si vede un film che ha vinto l’Oscar, i nomi dei protagonisti scritti a caratteri cubitali sulle locandine ci spingono a dimenticare tutto il resto. Alla fine però nello scorrere i titoli di coda uno si accorge della moltitudine di persone che hanno reso tanto appassionante e bello quel film.

Proviamo a vedere il raid come se fosse stato un film.

I nostri protagonisti sono nella locandina i famosi SEAL. Lo spettacolo comincia e noi rimaniamo a bocca aperta nel vedere le loro performance sognando di poterli emulare (non basta però dire, come qualcuno ha scritto, che i SEAL sono bravi ma i nostri Incursori sono meglio – cosa che potrebbe essere anche vera – purtroppo si dovrebbe anche riconoscere che loro sono comandati, supportati e impiegati da una classe politica, da governanti e da un sistema paese che li vuole usare e li sa usare, e noi no, invece, non abbiamo nulla di tutto ciò! … ma questo è un altro discorso).

Quando iniziano a scorrere i titoli di coda allora ci rendiamo conto di tutto quello che è stato necessario per sostenere il prestigioso cast.

Leggendo qua e là vediamo che ci sono tanti nomi che corrispondono ad altrettante numerose professionalità impiegate.

Piloti di AWAC, di drone, di aerei, di elicotteri che hanno osservato analizzato controllato e garantito la copertura di ogni centimetro quadrato per centinaia di miglia intorno al luogo del party, hanno dato sicurezza, protezione e hanno impedito che anche una zanzara non autorizzata potesse essere in volo quella notte.

Squadre di soldati dislocate nel raggio di qualche decina di miglia pronte a sostenere, aiutare, supportare, facilitare i SEAL nel caso che qualche cosa non fosse andato per il verso giusto.

Componente logistica per effettuare il rifornimento, lo scalo, il cambio di cavallo o di elicottero per portare il Bin da casa sua a destinazione senza soste o perdite di tempo.

Team specializzati di soccorso medico pronti a intervenire per garantire la massima tempestività e precisione nell’effettuare una evacuazione d’urgenza.

Personale tecnico in grado di far parlare e comunicare tutti con tutti, anche nel caso di condizioni di vuoto cosmico e assenza di segnale da catastrofe primordiale per caduta di asteroidi.

Gruppo navale al largo nell’Oceano Indiano che svolgeva il ruolo di un’enorme e dotatissima cassetta delle parti di ricambio, tale da fornire ogni possibile attrezzo la lavorazione del film imponesse la necessità di usare (dallo spillo all’astronave!!)

Alla fine nei titoli compaiono anche i ringraziamenti a chi ha reso possibile girare il capolavoro, e qui il ringraziamento d’obbligo è per il Governo del Pakistan che ha fatto finta (sia prima che dopo) di non accorgersi di nulla tanto bene da sembrare quasi vero.

Mi fermo qui ma si potrebbe andare avanti ancora per molto.

In sintesi una operazione di questo tipo richiede un’organizzazione enorme per essere preparata e condotta.

Pur non togliendo assolutamente nulla all’eccezionale lavoro fatto dai SEAL, è altrettanto doveroso e mediaticamente indispensabile provvedere a dare un’informazione che sia completa, reale, corretta e soprattutto non superficiale.

Se magari si può anche tollerare che un’analisi in tal senso non venga sviluppata da un organo mediatico, il cui target è rappresentato da un’audience attenta esclusivamente al sensazionalismo (tanto per intenderci, tipo Novella 6000), è del tutto inaccettabile che i presunti esperti, che affollano le rubriche di approfondimenti di quotidiani e notiziari di blasone, non siano stati in grado di andare oltre la patina superficiale raccontando solo la conclusione del raid (con toni da Rambo 4, 5 ,6 e 7) ma omettendo qualsiasi tipo di analisi critica.

La necessità di produrre informazione nel vortice della multimedialità estrema che viviamo oggi impone di analizzare la notizia a tutto tondo, approfondendone tutti i contenuti e quindi di sintetizzarne tutti gli aspetti importanti.

Se questo non viene fatto ciò che viene prodotto non è informazione ma è solo gossip. E come tale mette in risalto solo gli aspetti sensazionalistici della notizia, impedendo al consumatore dell’informazione di essere informato e quindi di capire quello che avviene realmente.

Di conseguenza, ritornando alla operazione che ha permesso di eliminare il nostro Bin, l’informazione corretta che dove essere veicolata era questa:

I SEAL non sono stati bravi perché hanno catturato Bin Laden, ma sono stati bravi perché hanno saputo svolgere alla perfezione il ruolo che è stato loro assegnato nel complesso sistema che gli Stati Uniti hanno saputo costruire e impiegare per la difesa della loro sicurezza.

Scusate ma è c’è un bella differenza!!!!!

L’Anacoreta

Foto: American Special Ops

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Vicino Oriente