By Cybergeppetto
Quando uno parla per dichiarare come intende per assolvere ai suoi compiti merita rispetto, almeno fino a che i risultati ottenuti non provino che quel rispetto sia assai mal riposto.
Altro è quando qualcuno parla di cose di cui non ha alcuna responsabilità, la “res publica” dovrebbe essere, infatti, la sommatoria dei contributi concreti di ognuno per quanto può e per quanto gli spetta, non un reality show in cui tutti si confessano a favor di telecamera per far vedere quanto sono bravi a indicare i problemi che ci sono, ma non le soluzioni.
All’estero questa cosa la chiamano “task organization”, organizzazione in base ai compiti, ma noi in Italia ce ne fottiamo dell’organizzazione, perché siamo intuitivi nel capire la situazione e geniali nel concepire la soluzione. Abbiamo, è vero, qualche difficoltà nell’ottenere dei risultati, ma preghiamo sempre che lo stellone nazionale ci protegga, sarà per questo che ce la prendiamo spesso nel secchio.
Quando ero ragazzino i Presidenti della Repubblica non parlavano e, spesso, non venivano nemmeno citati quando tenevano un discorso che, se conteneva valutazioni politiche, doveva essere preparato dal ministero competente.
Sono andato a rivedere gli articoli della Costituzione che parlano di questa figura, quelli dall’83 al 91 (parte seconda, titolo secondo), ed, effettivamente, dovrebbe essere ancora così.
Poi venne il “picconatore”, recentemente passato a miglior vita, e tutti lo criticarono perché parlava troppo e, anzi, lo misero sotto accusa perché abusava del suo “potere neutro”. Questa definizione è uno di quei mantra che abbiamo sentito ripetere fino allo sfinimento e che non fa i conti con il fatto che è nella natura umana l’impossibilità che il potere sia neutro quando è legato all’ideologia.
Le cose sono evidentemente molto cambiate, da vari lustri ormai il colle più alto di Roma è citatissimo sui media, anche se, com’è a tutti noto, il suo ruolo è stato definito “super partes”, una cosa che ripetono tutti anche se non ci crede nessuno.
Meno male che da un po’ di tempo, forse per vergogna, si è almeno smesso di parlare della “par condicio”, un’altra bufala pazzesca per imbellettare con la cipria della democrazia il viso decrepito dell’oligarchia italiana.
Ovviamente quando il Quirinale rappresenta delle situazioni evidenti è ben difficile dargli torto, come quando ebbe a dichiarare “i disastri ambientali sono causati da regole non rispettate”, era il periodo dell’alluvione in Veneto.
Mi domando, però, cosa sarebbe successo se Saragat o Leone si fossero sognati di criticare la penuria di fondi per la cultura (“non è mortificando la cultura che si sana il bilancio dello Stato“), tutti avrebbero gridato allo scandalo, avrebbero detto che il ruolo del Presidente è solo di garanzia costituzionale. Siccome la Costituzione è una cosa che ognuno interpreta come gli pare, io preferisco ricordare che il Presidente non ha il compito di formare il bilancio dello Stato, anche se vi influisce.
Sono rimasto molto sorpreso dalla recentissima dichiarazione del Presidente sulle operazioni in Libia, ovvero: “L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia annunciato (il 26 aprile) dal presidente del Consiglio Berlusconi costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall’Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento”.
Mi risulta che il Consiglio supremo di Difesa sia un organo consultivo che emette pareri non vincolanti. Più precisamente, come spiegato sul sito della Presidenza della Repubblica, “il Consiglio supremo di difesa è strumento di dialogo e di confronto preventivo tra i responsabili dell’indirizzo politico in materia di difesa nazionale: attraverso esso i suoi componenti possono concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze”.
Intendiamoci, non sono minimamente preoccupato di quel che il Capo dello Stato abbia detto o possa dire, tanto i nostri problemi li dovrà risolvere qualcun altro, ovvero quel governo ladro che tutti maledicono a ogni acquerugiola, qualunque sia il suo colore, e che, al giorno d’oggi, non può nemmeno inviare al Parlamento i propri disegni di legge se non è autorizzato dal Colle (art. 87). Tuttavia ritengo che uno che sia pagato per stare zitto su materie che non gli competono dovrebbe mettere un po’ più d’impegno per guadagnarsi lo stipendio.
Cybergeppetto
p.s. “Pierino, che vuoi fare da grande?”. “Il Presidente della Repubblica parlamentare! Così non devo lavorare, ma se mi gira posso rompere le balle a tutti…”
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Foto: spartanwarfighters.net