L’Onu ha deciso di rinforzare la propria presenza in Sudan a seguito dei disordini degli ultimi giorni nella regione centrale dell’Abyei, in modo da intensificare le proprie pattuglie nelle zone teatro di contrasti.
La missione Unmis (United Nations Mission in Sudan) si riconfigurerà ora in quattro compagnie più una addizionale, secondo quanto riportato ieri 4 marzo dal Sudan Tribune, che riferisce di dozzine di morti in violenze e scontri avvenuti nel corso di questa settimana.
Sono infatti almeno quaranta, si apprende, i morti nei disordini avvenuti soprattutto tra il 27 e il 28 febbraio nella zona centro-sudanese dell’Abyei, ricca di petrolio e per questo ambita da tutti.
Ad opporsi nella violenza degli scontri nella regione contesa da un lato la polizia locale e dall’altro i mandriani appartenenti alla tribù araba nomade dei Misseriya, che per tradizione portano al pascolo le proprie greggi nel territorio dell’Abyei, dove vive la tribù stanziale dei Dinka Ngok.
L’Abyei avrebbe già dovuto esprimersi riguardo al proprio destino territoriale: se annettersi al nord del Sudan o se, invece, scegliere il sud che si è appena dichiarato unanimemente favorevole all’indipendenza in virtù del trattato di pace del 2005 che pose fine alla guerra civile tra nord e sud.
Ma il punto cruciale è individuare chi ha il diritto di esprimersi nel referendum, se la tribù araba nomade dei Misseriya, come vorrebbe il nord, o la tribù stanziale dei Dinka Ngok, come preferirebbe il sud.
Il Dipartimento di Stato americano ha intanto rilasciato due giorni fa un comunicato stampa in cui condanna le violenze e invoca toni pacati, richiamando le autorità locali e nazionali a consentire a Unmis il pieno accesso ai civili che necessitano di protezione.
Unmis è presente in Sudan dal 2005 con oltre 10mila uomini.
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Fonte: US Department of State, Sudan Tribune
Foto: 51voa.com