Il Sudan non smentisce e la Libia non conferma. Ma secondo quanto riportato da quotidiani sudanesi tra i mercenari del leader Muammar Gheddafi, che nei disordini in Libia hanno parte attiva, ci sarebbero anche sudanesi provenienti dal Darfur.
La Libia, che confina a sud est proprio con il Sudan, e in particolare con la regione tormentata del Darfur, è teatro in questi giorni di accese proteste antigovernative contrastate sanguinosamente dal leader libico Gheddafi, alla guida del paese da quarantuno anni.
Nessuna fonte libica, sottolinea cautamente il Sudan Tribune, riferisce di sudanesi implicati negli eventi di questi giorni. Tuttavia, riporta lo stesso quotidiano, il portavoce del ministro degli Esteri sudanese ha riferito ai giornalisti che il governo non esclude la notizia del coinvolgimento in Libia di milizie armate del Darfur.
Mentre gli accertamenti sono in corso, il quotidiano filogovernativo Al-Intibaha, fa sapere il Sudan Tribune, ha segnalato la presenza di elementi del Justice and Equality Movement (JEM) tra i mercenari assoldati da Gheddafi per domare le rivolte di civili.
Ma il portavoce del JEM, movimento ribelle così poco gradito al governo, Ahmed Hussein Adam, ha smentito con veemenza ogni implicazione, indicando anzi nel partito governativo National Congress Party (NCP) del presidente Omar al-Bashir il responsabile dell’odio che potrebbe scatenarsi contro i cittadini sudanesi in Libia.
Le scaramucce all’interno di diverse fazioni in Sudan sono all’ordine del giorno, soprattutto dopo la richiesta di indipendenza praticamente all’unisono del sud, che si è espresso a favore della secessione dal nord nel referendum di gennaio passando ora la parola alla regione petrolifera dell’Abyei: se scegliere il nord musulmano di al-Bashir, o se annettersi invece con il sud cristiano.
Chi avrà diritto al voto in Abyei, in realtà, non è ancora stato identificato. Se la tribù dei nomadi arabi Misseriya, in Abyei nove volte l’anno con le loro greggi – come vorrebbe il nord, o la tribù indigena stanziale dei Dinka Ngok – come invece vorrebbe il sud.
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Fonte: Sudan Tribune
Foto: blog Sudanese Association