Potrebbe passare attraverso la Cecenia il filo sottile che lega i disordini nordafricani di Algeria, Tunisia ed Egitto e l’ultimo attentato in ordine di tempo a Mosca, nell’aeroporto di Domodedovo.
Gli esperti del settore sono in allerta. Se non si trattasse di una forzatura dettata dalla paura dell’imprevedibile estremismo islamico, quanto piuttosto di un vero e proprio disegno che unisce in un’unica linea le zone calde di due continenti, allora si confermerebbe il progetto di destabilizzazione globale delle cellule del terrore.
Di più. Se il legame tra l’attentato di ieri a Mosca, provocato da un’esplosione suicida come appare da una prima ricostruzione, trova collegamento con la questione cecena, allora l’analisi acquista maggiore fondamento, come ha accennato stamane al Tg1 Rai delle 8 il corrispondente Sergio Canciani da Mosca.
Se invece questo legame fosse inesistente, allora il segnale per la dirigenza russa sarebbe forse ancora più inquietante, perché indicherebbe un forte disagio interno e una infelice gestione della cosa pubblica.
Intanto il presidente russo Dmitrij Medvedev ha dato il via a un’inchiesta destinata a far luce sulla ventilata negligenza dei servizi di sicurezza, che sembra avessero ricevuto informazione del probabile attentato in uno degli aeroporti moscoviti senza peraltro adottare le procedure del caso con un rafforzamento dei controlli.
Chiunque sia stato, deve aver fatto un grande sforzo per portare con sé nell’area ritiro bagagli dell’aeroporto una così grande quantità di esplosivo, ha commentato il presidente russo.
Fonte: BBC
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