Gen 5, 2011
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Mi scappa la pipì, Sergio

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By Cybergepetto

“Caro Sergio – disse la FIOM – non mi puoi togliere una pausa da dieci minuti, mi scappa la pipì”.

Se non l’avessi sentito con le mie orecchie alla televisione non ci avrei creduto: Giorgio Cremaschi ha detto che non è possibile lavorare alle catene di montaggio di Mirafiori con una pausa di dieci minuti in meno. I lavoratori non avranno il tempo d’andare in bagno e, in particolare, le lavoratrici non ce la faranno a trattenere i loro cataboliti prima della fine del turno di lavoro.

Non vi affannate a dire che bisogna informarsi in Brasile o in India su come fanno a produrre auto senza farsela addosso, ognuno si faccia le vesciche sue.

Anche in Italia ci sono persone che non hanno questi problemi, tipo i precari o i lavoratori in nero, ma questo non inficia la conoscenza che la FIOM ha delle dinamiche endoidrauliche degli apparati intestinali metalmeccanici, unita a una non comune sensibilità verso le leggi che, da Bernouilli in poi, regolano il moto dei fluidi, compresi quelli organici.

A quel boia di Sergio Marchionne gli passerà presto la voglia di fare il prepotente e lo spiritoso: immaginatevi la faccia dei suoi dirigenti quando attraverseranno le catene di montaggio in canotto e con la maschera antigas per sopravvivere nell’acquitrino generato da un’irrefrenabile minzione, sempreché non si vogliano immaginare scenari ancora più apocalittici.

Ci si deve mettere in testa che, prima della tenuta del sistema industriale, è in gioco la tenuta delle vesciche dei lavoratori; bisogna agire rapidamente e senza esitazione, prima che la  pressione raggiunga livelli insopportabili.

Bisogna che i lavoratori dell’industria italiana abbiano le stesse possibilità dei dipendenti pubblici che, notoriamente, sono accorti utilizzatori delle pause e non hanno problemi d’incontinenza, nè senile, nè, tantomeno, giovanile.

La soluzione dovrà essere in linea con i dettami del sindacalismo attento sia all’intestino tenue che a quello crasso, soprattutto perché le conseguenze sarebbero gravi non solo dal punto di vista della salute, ma anche da quello ambientale. Sarà bene incominciare a nominare un commissario della Protezione Civile per ciascuna azienda che applichi queste metodologie, altrimenti non si sarà in grado di agire efficacemente quando, fatalmente, le conseguenze diventeranno gravi al punto da richiedere l’utilizzo delle strutture nazionali impegnate a risolvere le emergenze.

Solo quello sconsiderato di Sergio poteva pensare di creare questi problemi di smaltimento in un Italia in cui solo la camorra riesce a smaltire i rifiuti, e meno male che parliamo di rifiuti biodegradabili per definizione.

Chi l’avrebbe mai detto? In nome dell’efficienza e della produttività, il capitalismo rampante minaccia il cuore, pardon, l’addome, dei diritti sindacali. Dove si vuole arrivare? Se continua così anche certi sindacalisti, resi inutili dalla protervia dei padroni, dovranno andare a lavorare.

Cybergeppetto

p.s. Una nota marca di presidi sanitari ha annunciato la commercializzazione del “pannolone metalmeccanico”, un nuovo dispositivo ottimizzato per consentire un confortevole lavoro alle catene di montaggio. Al  pannolone è collegabile un lettore di mp3 o un telefonino sul quale impostare  una sveglia che suona ogni due ore per dieci minuti, così da ricordare ai lavoratori e, soprattutto, alle lavoratrici, di liberarsi dall’urina o quant’altro sia necessario in maniera regolare e senza pregiudizio per la salute.

Foto: vaso alla turca dal blog Parola di Madgrin

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Inchiostro antipatico