By Cybergeppetto
Lo ammetto, ho comprato un tablet, una di quelle tavolette elettroniche che sanno fare meraviglie, ma che hanno un problema, il negozio on line.
Musica, libri e, soprattutto, tanti programmi “utili” per fare di tutto, dalle cose più serie alle fesserie più colossali.
Bisogna che io lo confessi apertamente, ho cercato qualche gioco da scaricare e, siccome anni fa avevo un palmare con un gioco pieno di palle colorate che bisognava far scoppiare quando si riusciva a trovarne alcune dello stesso colore e allineate, mi sono messo alla ricerca dell’antico gioco perduto.
Ho digitato la parola “balloon” e, meraviglie della tecnologia, ho scoperto che esiste un gioco in cui, soffiando sul microfono del tablet, si gonfia un palloncino virtuale fino a farlo scoppiare! Anche se non l’ho scaricato, oscurantista come sono, ho comunque dovuto meravigliarmi su come ho fatto a dare un senso alla mia vita senza aver mai fatto scoppiare un palloncino virtuale.
Il problema è che l’elenco di questi programmi è sterminato e amplificato dalla presenza nel tablet di un misterioso dispositivo, l’accelerometro, una cosa che se uno descrive facendo appello alla matematica potrebbe costringerci a ricorrere al concetto di limite di una funzione o di funzione derivata in un punto. Vi basti sapere, per quei poveri disgraziati che non dovessero già essere informati, che questo dispositivo è sensibile al movimento e per esempio, cambia la visualizzazione dello schermo quando voi girate il vostro aggeggio.
Tuttavia, ci sono applicazioni più interessanti, per esempio ci sono degli sfondi da applicare al tablet che raffigurano quei souvenir in cui un monumento, tipo il Duomo di Milano, è in una boccia di liquido piena di batuffoli bianchi che simulano la neve. La tecnologia ci cava dall’impaccio di comprare i souvenir, ma ci consente di agitare il tablet per ottenere lo stesso effetto ludico, la meraviglia del Natale è salva trecentosessantacinque giorni all’anno.
Un’altra chicca è costituita da un software che riproduce quel gioco in cui delle biglie a contatto sono appese a dei fili alla stessa altezza: in un’altra epoca si usavano per parlare degli urti elastici in fisica, ora non c’è più bisogno di avere un soprammobile in più in casa, basta trascinare la pallina da una parte con il dito sullo schermo e l’urto, attraverso la serie di biglie, muove l’ultima dalla parte opposta. Potremo educare i nostri eredi alle meraviglie della scienza dal nostro tablet.
Ma una delle cose che più mi ha stupito è un software che riproduce il ronzio di un ventilatore e che, secondo gli autori, selezionando il ronzio più appropriato, ci consente di riposare, salvo saltare sulla poltrona nell’istante in cui il perfido marchingegno suona per dirci che la ricreazione è finita e bisogna tornare a lavorare.
Vorrei tanto regalarvi altre emozioni del genere, ma l’elenco è troppo lungo, provate dunque a sfogliare l’area “utilities” (sic!) troverete, insieme ad alcune cose realmente utili a fare qualcosa, un sacco di paccottiglia tecnologica che ha il solo merito di non finire in discarica, ma che tuttavia riesce a costare qualcosa.
Io tengo per me l’idea, vecchia e passata di moda, che questi aggeggi servono a fare cose utili: calcolare, scrivere, avere informazioni.
Cybergeppetto
p.s. Steve Jobs, il padre padrone di una nota multinazionale dell’informatica, ha avuto un terribile incidente stradale per le vie di Cupertino: secondo un rapporto della polizia locale, il nostro non aveva le mani sul volante, ma, per errore, manovrava il suo tablet sul quale aveva tenuto aperto un gioco di pilotaggio di vetture in pista.
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