Dic 31, 2010
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Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani

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By Cybergeppetto

Viviamo tempi tristi in cui, se al mattino vuoi fare colazione in santa pace, devi spegnere il televisore, altrimenti sei perduto.

Siccome in TV lo sanno che la gente, me incluso, non guarda più i talk show serali, che ti fanno? Ti fracassano le scatole al mattino con discussioni vuote e idiote su come gli italiani vedono se stessi, cioè male.

C’è bisogno di accendere il televisore per sapere queste cose? Naturalmente no, ma la mia attenzione è stata catturata da un particolare in discussione, cioè dalla frase che ho messo nel titolo, attribuita peraltro a Giuseppe Mazzini, laddove pare che l’abbia detta Massimo D’Azeglio.

Poco importa chi l’abbia pronunciata, fosse anche Cavour, Vittorio Emanuele II o Garibaldi, quella frase tradisce un paio di semplici verità e da essa traspaiono i vizi delle classi dirigenti che, sempre uguali nei secoli, mortificano l’Italia.

Come tanti, anch’io l’ho sentita a scuola e mi ha fatto sempre girare le scatole il pensiero che gli italiani debbano essere presentati male da chi ha il solo interesse a tutelare la propria posizione di potere e che lo fa con l’aria saccente di chi si ritiene depositario della verità, mentre avrebbe fatto meglio a sparire dalla scena.

Quella frase, infatti, indica chiaramente il fatto che l’Italia fu unita politicamente da un gruppo di potere che, operando all’interno di società più o meno segrete, quali la Massoneria, la Carboneria e l’Alta Vendita, ridisegnò la mappa del potere politico nella penisola senza il minimo riguardo verso i sentimenti e la cultura delle genti che abitavano lo stivale. Il fatto che, centocinquant’anni dopo, si stia ancora a discutere su queste cose la dice lunga su quante balle abbiamo bevuto quando eravamo sui banchi di scuola.

Ma c’è di peggio in quella frase, in essa vi sono l’alterigia e il disprezzo verso il popolo di quelli che furono definiti “Padri della Patria” e che altro non erano che degli oligarchi che si proclamavano artefici di libertà, come quella di pensiero, che non avevano alcuna intenzione di riconoscere ai loro neo sudditi.

Gli italiani non avevano e non hanno bisogno di “essere fatti” da qualcuno, hanno bisogno di politici che fondino la loro azione sulla verità e non sulla menzogna.

La Storia d’Italia è costellata da colossali menzogne che allontanano la gente dai miti che abbiamo ascoltato a scuola. Il contatto quotidiano tra i cittadini e la pubblica amministrazione è fatto di tante cose che, laddove si rivelano negative, e non sempre lo sono, allontanano gli italiani dalle istituzioni.

Se si vuole che la gente creda nelle istituzioni, queste devono essere fatte funzionare. Se si vuole che la gente acquisisca la Storia d’Italia nel proprio bagaglio culturale, basta raccontargliela senza omettere nulla.

Non sarebbe male se durante le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia si ricordassero le vittime di quel vasto movimento che si oppose all’unità e che fu bollato come “brigantaggio” da una repressione feroce, da una militarizzazione senza precedenti dell’Italia del sud e da una vergognosa storiografia ufficiale.

Nella storia non c’è posto per buoni e cattivi, ma solo per diversi tipi di cattivi che ebbero colpe e, in qualche caso, meriti diversi.

Cybergeppetto

p.s. Massimo D’Azeglio incontra i giornalisti durante le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Il nostro esordisce scusandosi per una frase da lui pronunciata molti anni addietro:”Dopo tanto tempo da quella frase devo riconoscere che essa fu particolarmente infelice: fatta l’Italia si dovrebbero fare ora i politici, visto che i cittadini ce li abbiamo già e hanno dato prova di grande pazienza, forse eccessiva, in qualche caso…”.

Foto: Giuseppe Mazzini da filosofico.net

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Inchiostro antipatico