Nov 30, 2010
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Caviale diplomatico sulle tartine Wikileaks

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By Cybergeppetto

In tutte le capitali del mondo vive e lavora un gruppo di particolari mammiferi sul quale Folco Quilici o il National Geographic dovrebbero fare un bel documentario: i diplomatici.

Sono persone ben vestite e sciccose che si riuniscono spesso in branchi per fare degli amabilissimi party in ville sontuose.

Ci sono tutti gli ingredienti per ottimi programmi per i canali monotematici, panorami meravigliosi, curiose aggregazioni umane e comportamenti di grande interesse per gli etologi.

Di tanto in tanto, alla fine di questi party, i diplomatici organizzano un branco più grande, denominato summit, in cui firmano qualche trattato che, alla prima occasione, verrà tradito o sconfessato.

La storia di questa tribù è piena di queste cose, i diplomatici e i loro amici Capi di Stato di oggi si stringono la mano e sorridono con la stessa sincerità con cui lo fecero a suo tempo Stalin e von Ribbentrop per spartirsi l’Europa.

La vita sociale di questi mammiferi è quindi fatta di una fittissima serie di conversazioni o scritti che contengono le ipotesi più fantasiose, le valutazioni più esilaranti. Roba forte per scrivere un classico sulla stupidità di una componente assai particolare della specie umana.

Parliamo di contatti che poi generano una mole enorme di comunicazioni diplomatiche che trattano sia i temi più generali, sia i pettegolezzi su aspetti a volte intimi della vita delle persone con responsabilità pubbliche.

In questi rapporti possono trovare spazio verità e fantasia, ottime valutazioni (poche) e grandi cantonate (molte).

In questo calderone ci sono innanzitutto i pregiudizi più grevi di un popolo, quello americano, che, grande in economia, ma famoso per avere la sicumera di Woody Allen nei rapporti sociali, dimostra da decenni la sua incapacità di capire il mondo esterno e, per questo, genera casini ovunque metta le mani: Medio Oriente, Vietnam, Iran, Libano, Panama, Somalia, Iraq, Afghanistan, Haiti ecc. ecc.

Qualcuno deve aver venduto a quel buontempone di Julian Assange le email classificate della SIPNet (Secret Internet Protocol Router Network), per cui ora alcuni milioni di rifiuti secret web verranno riversati sul sito già gonfio di materiale che avrebbe dovuto far scoppiare ipotetiche bombe mediatiche sulla pessima abitudine americana di fare guerre per ogni dove.

Il quesito sorge spontaneo: quanto tempo ci vuole per leggere milioni di email? Abbiamo una robusta task force per leggere tutta quella roba? I media la esamineranno o andranno a cercare quello che gli serve per i propri scopi nazionali?

La risposta è chiara, succederà come è successo per le precedenti pubblicazioni: tanto rumore per qualche giorno, qualche speculazione politica e, tra qualche anno, la citazione di questa o quella cosa di Wikileaks su qualche libro di storia.

L’informazione potrebbe o dovrebbe essere una cosa in cui prima si analizza, esaminando tutto quel che c’è da analizzare, e poi si fa sintesi. Nel caso di specie, come nei precedenti, si fanno grandi annunci, si alza la polvere e poi si passa ad altro senza nemmeno aspettare che questa si posi.

Cybergeppetto

p.s. Julian Assange si va a leggere il Blog di Paola Casoli e sospira: ”Che noia questo Cybergeppetto, continua a ripetere le stesse cose ogni volta che pubblico qualcosa. Peccato che in Italia non ci sia una rete telematica che colleghi i palazzi della politica, i giornali di regime e gli ambienti giudiziari, avremmo potuto rubarne gli hard disk e pubblicare tutto sugli scandali sessuali in Italia, miliardi di comunicazioni senza senso. Sai quanti clic sul mio sito, tutta pubblicità!”.

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Foto: corbisimages.com; sitissimo.com

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Inchiostro antipatico