Che i media italiani non siano stati contattati per divulgare i grandi segreti della guerra in Afghanistan ci potrebbe anche stare, in fondo il valore dell’Italia nel Paese delle Montagne si misura solo in termini di rappresentanza.
Ma che i media più tradizionalmente tosti del Vecchio e Nuovo Continente si siano lasciati coinvolgere nel polverone senza mettere in sistema le informazioni fornite dai 92mila file di Wikileaks risulta un po’ difficile da capire. A meno che da mettere in sistema in fondo non ci fosse poi granché.
Speriamo che i guru della comunicazione (e informazione, talvolta) internazionale non stiano copiando l’andazzo degli italiani, per cui vale la regola di alzare il polverone qualsiasi esso sia pur di provocare una crisi di governo. Speriamo che non siano stati vittima di una strumentalizzazione loro malgrado.
Magari Wikileaks aveva bisogno di più ampia notorietà, magari Obama (a proposito, auguri: oggi è il suo compleanno) necessitava di un casus belli che gli permettesse un’uscita comunicativa di maggior successo rispetto a quella infelice della vicenda McChrystal. O magari i repubblicani sono stanchi dei democratici, o non si sa di cosa parlare sotto l’ombrellone. O magari qualcos’altro.
O, altra opzione, di gran segreto e inconfessabile in fondo non c’era proprio niente.
Ma allora restiamo con la curiosità: ci siamo persi qualcosa? Perché così per come ci sono state presentate le cose questi X Files non hanno svelato nulla di nuovo sulla guerra in Afghanistan. Non hanno confessato nessuna verità inconfessabile. E forse hanno fatto un favore a qualcuno.
Ci aspettiamo gli aggiornamenti.
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