E’ uno dei video che documentano i lavori di abbattimento di un albero lungo il confine tra Libano e Israele quello messo online ieri 4 agosto dal sito della BBC, in cui si vedono distintamente sventolare bandiere bianche e azzurre.
L’aspetto più triste – sarebbe da dire tragico, se i combattimenti innescatisi ieri a seguito dell’inizio dei lavori di giardinaggio non avessero causato ben cinque vittime – è ancora una volta il ruolo ricoperto dai Caschi Blu, alcuni di loro ripresi dalla telecamera in suolo libanese: presenze isolate in una folla di soldati con le armi pronte al fuoco.
Agitavano piuttosto pateticamente delle bandiere bianche o delle bandiere azzurre con le insegne dell’Onu. L’impressione che se ne ricava è quella dell’impotenza, anzi, della inutilità assoluta dell’ennesima missione di un contingente di Caschi Blu in un’area di crisi.
Infatti, nonostante questi peacekeepers siano presenti nella zona da circa trent’anni, persistono nel non essere minimamente riconosciuti nel ruolo loro assegnato, continuano a essere privati di ogni effettivo peso o potere nel contesto generale delle attività che nell’area stanno svolgendo, e vengono relegati a meri spettatori (purtroppo paganti) di un copione che li esclude da qualsiasi parte attiva.
Forse varrebbe la pena di considerare con una maggiore attenzione quale possa essere il ritorno in termini di politica nazionale che un Paese, come per esempio il nostro che è presente da decenni nell’area, possa ottenere nel continuare a sostenere missioni, diciamo di scarso successo, come questa.
Magari sarebbe anche opportuno che un consesso così altisonante, come quello che gestisce le missioni dei Caschi Blu, valutasse con una maggiore considerazione il costo di missioni quali quella in argomento in relazione al possibile ritorno, dato che i risultati ottenuti non possono essere considerati proprio un trionfo.
A meno di non accettare che il ruolo nelle aree di crisi mondiali di questa stanca e vecchia organizzazione (ormai da ristrutturare profondamente non solo a parole) non si debba estrinsecare nella patetica presenza di un militare con un copricapo azzurro che agita una bandiera bianca, al margine di una situazione in cui ricopre un ruolo tollerato, ma di nessuna importanza, quale quello di una comparsa invisibile in un film dove i protagonisti sono altri.
L’Anacoreta
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Foto: csmonitor.com; cfnews13.com