Ago 26, 2010
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Donne/6. Bambine schiave di mariti padroni

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Sono le soldatesse italiane del Provincial Reconstruction Team (Prt) di Herat della missione Isaf a portare cibo e giocattoli alle bambine della casa rifugio voluta nel 2005 da Suraya Pakzad. Un rifugio dove bambine cresciute troppo in fretta trovano ospitalità e sostegno, oltre che aiuto concreto.

Quasi tutte hanno alle spalle una storia di umiliazioni e sofferenze. Barattate da bambine con pochi capi di bestiame dai padri e date in mogli a mariti senza scrupoli, hanno per la maggior parte dieci o dodici anni, ma mani da muratori o contadini. Lavorano di giorno e di notte. E dovranno presto crescere dei figli.

Le testimonianze riportate da Ansa non aggiungono niente di nuovo a quanto possiamo immaginare o temere per sentito dire, o perché appreso da cronache e libri. Ma non è un romanzo.

L’allontanamento dal marito padrone, che in Afghanistan ha pieno potere sulla donna, è estremamente difficile. Non esiste accusa di maltrattamenti che tenga, anzi. Suraya offre un riparo nella casa rifugio anche dalla furia di uomini che tentano di riprendersi con la forza le giovani schiave avute in cambio di qualche pecora.

Per le soldatesse italiane del Prt di Herat è un aiuto da donna a donna, un aspetto che va oltre il compimento del proprio compito in teatro operativo.

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Fonte: Ansa

Foto: Ansa

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Afghanistan · Forze Armate