Ogni guerra ha trovato nell’informazione un terreno di coltura e di cultura. Non è una novità. Sia che si tratti di propaganda esplicita o di pubblicità occulta, il campo delle news raccontate per radio, alla tivù o sul giornale continua a rappresentare un fertile humus per la creazione del consenso.
A raggiungere i cuori e le menti degli afgani ci stanno pensando i giornali, oggi più che mai.
Da una parte la Nato con la missione Isaf, che sopperisce alla mancanza di libri di testo nelle scuole con i quotidiani in pashto, dari e inglese: un valido sostegno alla popolazione e al suo sviluppo dopo anni di guerra, così come da mandato, con la prospettiva di coltivare le coscienze più giovani per un futuro migliore e più consapevole.
E dall’altra (non credo che quell’articolo di Robert Fisk sull’Independent di inizio aprile sia sfuggito agli interessati) ci stanno pensando anche i talebani, che hanno ridotto la pubblicazione di videomessaggi sul web a vantaggio di magazine ben confezionati offerti sulle bancarelle nelle strade di maggior traffico.
Copertine patinate e slogan come titoli: Trincea, Dignità, Non ti muovere sono i periodici che tra la satira contro la presenza militare alleata e l’intento educativo anti-occidentale propongono anche le foto dei martiri talebani protagonisti di azioni contro le forze militari della Nato in Afghanistan. La razionalità delle menti e la passione dei cuori, appunto.
Fonte: Helmand Blog, The Independent