Primo, la disciplina. Manca la disciplina tra i ranghi delle nascenti forze militari e di polizia afgane. A denunciarlo sono i comandanti statunitensi sul campo nelle zone calde dell’Afghanistan. E un rapporto dell’Ispettore americano per la ricostruzione nel Paese delle Montagne.
A Lashkar Gah, la capitale della provincia di Helmand dove i militari britannici e americani controllano una stretta striscia di territorio lunga 150 chilometri, le forze alleate stanno concentrando gli interventi sia per consolidare il controllo sull’area in difesa antitalebana sia per costruire infrastrutture che consentano il passaggio di sovranità agli afgani. Ma il disordine interno alle forze militari e di sicurezza locali non è certo un bel segnale.
Da parte loro poliziotti e militari afgani devono fare i conti con contrasti etnici intestini e con una marcata mancanza di rispetto della disciplina che può portare a gravi incomprensioni verso gli stessi istruttori delle forze di coalizione. Secondo quanto riportato da Military.com, che rilancia Associated Press (AP), venerdì scorso un poliziotto afgano avrebbe aperto il fuoco su alcuni americani della sua stessa pattuglia uccidendone due.
Di più. Secondo l’ultimo report di luglio dell’Ispettore americano per la ricostruzione – incaricato dal Congresso di monitorare la ricostruzione in Afghanistan – solo 24 unità di polizia afgane su 559 sarebbero in grado di lavorare autonomamente senza l’aiuto internazionale, mentre è leggermente più favorevole il rapporto all’interno dell’esercito: 47 su 123 sono capaci di lavorare in modo indipendente.
C’è molto da fare per sistemare le cose e realizzare il progetto atlantico di forze afgane ben addestrate e disciplinate in grado di azzerare la violenza nel paese nella speranza di avere la meglio sui talebani.
“Conosciamo questi problemi. Il punto è come sistemare le cose”, ha affermato nel corso di un meeting con i comandanti delle unità afgane il capitano statunitense Adam Armstrong, scuotendo – come riportato da AP – i ranghi afgani e il rispettivo comandante con un secco: “La prima cosa è la disciplina”.
La questione in realtà è complessa, perché stando a quanto riportato dall’Ispettore per la ricostruzione i casi di corruzione e cattiva gestione all’interno delle forze afgane avrebbero origine dai livelli più alti del ministero della Difesa e della pianificazione di vertice. Non una faccenda tra commilitoni, dunque.
Mentre il report chiede più istruttori e più soldi, appare invece più importante un nuovo approccio che privilegi un efficace intervento a livello locale dove la vulnerabilità della popolazione è tangibile quotidianamente. Lo sanno gli uomini sul campo, ne sono consapevoli gli stessi comandanti afgani e lo sottolinea l’analista Anthony Cordesman del Center for Strategic and International Studies che ha fornito consulenza al generale Stanley McChrystal a Kabul quest’estate.
Da parte loro i comandanti delle unità afgane hanno ribadito l’impegno a collaborare con le forze di coalizione per sistemare la questione. Mentre sul terreno le forze di polizia locali continuano a perdere ogni giorno dai sei ai dieci uomini, per ammissione dello stesso portavoce del ministero dell’Interno afgano Zemarai Bashary.
Fonte: Military.com
Foto: Geology.com