Set 2, 2009
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Peacekeeping redditizio

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CIMIC_Brunnen+640x480Se l’attività di peacekeeping debba risultare redditizia o meno alla nazione che vi investe le proprie risorse – umane e non – è forse più questione di morale che di politica. Senza troppo scomodare accenni di colonialismo.

Però viene da pensare che già che ci troviamo in un teatro operativo con uomini e mezzi impegnati a garantire sicurezza e gestire attività di Cooperazione civile-militare (Cimic), tanto vale promuovere anche legami di tipo economico con la nazione ospitante.

I contatti già stabiliti tramite il Cimic e la sicurezza ricostituita nelle aree di responsabilità dei comandanti delle nazioni contributrici, oltre all’immagine della propria nazione esportata dagli stessi militari attraverso il loro operato, sono elementi che vanno a costituire un valido substrato per l’inserimento in area di attività economiche e imprenditoriali. Che equivale a mettere a frutto il denaro che la nazione ha investito aderendo alla missione.

Il peacekeeping acquisterebbe allora un significato ancora più concreto e orientato al futuro.

E’ un’osservazione facilmente strumentalizzabile a seconda del credo storico-politico del lettore. Però anche un modo per non gettare anni di lavoro e vite umane relegando un impiego fuori area alla memoria storica.

Per noi italiani che abbiamo una naturale predisposizione alla creazione di legami sociali e culturali con altre popolazioni, per noi insomma che siamo espansivi e simpatici, dovrebbe essere un gioco da ragazzi.

Al momento ci ha pensato la Germania a bagnarci il naso e a promuovere il proprio paese all’estero con iniziative artistico-culturali orientate a veicolare attività economiche.

E’ successo in Kosovo. Nell’ex-provincia serba stanno infatti per celebrarsi le Settimane della cultura tedesca, una manifestazione che ormai “è diventata una vera e propria tradizione” secondo quanto riferisce il portale di informazione New Kosova Report.

La Germania ha messo dunque a frutto il proprio impegno di uomini, mezzi e anni di lavoro fuori area creando il famoso substrato dove inserire il sistema paese. L’Italia per il momento sta a guardare e lascia l’esplorazione di aree nuove all’iniziativa privata di singoli pionieri, a chi cioè viene in mente di rivolgersi agli uffici per il commercio estero se non a contatti già singolarmente instaurati.

Non si capisce se si tratti di semplice individualismo. Ma forse c’è carenza di visione geostrategica.

Si tratterebbe solo di attualizzare e far conoscere il proprio paese in terre lontane in modo sistematico con eventi organizzati da trasformare in appuntamenti fissi. Ben vengano le iniziative culturali come quella tedesca in Kosovo, è tutta promozione che rende redditizi anni di peacekeeping.

Foto: www.einsatz.bundeswehr.de

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