Il neo Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha presieduto oggi il suo primo NAC (North Atlantic Council), il principale organo decisionale dell’Alleanza Atlantica che riunisce i più alti rappresentanti delle nazioni Nato in tema di processi politici e militari riguardanti le questioni di sicurezza.
Entrato in carica sabato 1° agosto scorso quale successore di Jaap De Hoop Scheffer, Rasmussen – che si è presentato ieri agli organi di informazione evitando così il disinteresse del primo fine settimana di agosto – inizia la sua attività in un periodo poco propizio in termini di minacce alla stabilità euro-atlantica.
Avversato sin dalla sua fase di candidatura a Segretario generale Nato, era infatti premier di Danimarca quando alcuni quotidiani danesi pubblicarono le celebrate vignette satiriche nei confronti dell’Islam, Rasmussen si trova ora a contatto con la persecuzione ai danni del Cristianesimo in Pakistan in una sorta di crudele ma storicamente prevedibile contrappasso.
Gli otto cristiani bruciati vivi a Gorja tre giorni fa sono la manifestazione concreta di come al Qaeda stia trascinando la sua lotta di resistenza in guerra religiosa. Nel suo discorso di presentazione di ieri Rasmussen non poteva evidentemente farvi un riferimento diretto, che avrebbe pericolosamente rinfocolato vecchi rancori, ma ha comunque messo al primo posto la questione afgana e la Guerra al terrore per non dare al terrorismo un luogo dove proliferare ai danni dell’Occidente.
“Resteremo fino a quando servirà”, ha detto il Segretario generale a proposito dell’Afghanistan, cioè fino a che gli afgani saranno in grado di guidare autonomamente le proprie istituzioni.
Un nobile ribadire, ma che difficilmente troverà pieno appoggio da quella maggioranza di popolo britannico sfiduciato e deluso da una guerra che sembra non raggiungere il successo preventivato. Per di più il discorso di ieri di Rasmussen è stato salutato oggi da una pioggia di razzi sull’aeroporto di Kabul sparati pare a meno di quindici chilometri di distanza. Inquietante indizio di una debole difesa del territorio da parte dei militari schierati in area.
Al secondo posto dell’agenda atlantica il Segretario ha messo i rapporti con la Russia, per cercare almeno di sviluppare i punti di accordo sorvolando su quelli di disaccordo. Anche qui nessun riferimento diretto al primo anniversario dell’azione militare georgiana nelle provincie separatiste di Ossezia del Sud e Abkhazia e alla conseguente reazione russa, ma una mano tesa alla cooperazione. Intanto i rapporti tra l’ex Unione Sovietica e la giovane Georgia si stanno inasprendo nel ricordo di un’iniziativa che la Russia ha letto come il ribaltamento di quanto successo tra Kosovo e Serbia.
Terza tematica importante il Dialogo Mediterraneo e la Istanbul Cooperation Iniative. Qui, a parte le storiche tensioni territoriali, è in agguato un inasprimento della situazione nel sud del Libano, manifestatasi con le recenti sassaiole contro i soldati di Unifil, che impone una maggiore attenzione euro-atlantica in termini di stabilità dell’area.
Uno degli elementi favorevoli del presente è il pieno ritorno della Francia nell’Alleanza. Un evento celebrato positivamente in lingua francese nel discorso di Rasmussen quale elemento in grado di avvicinare ancor più la Nato e l’Unione Europea e di bilanciare il peso della sponda orientale dell’Oceano Atlantico con l’America del Nord.
In uno scenario mondiale paragonabile a un mucchio di cenere sulle braci, Rasmussen prende la guida della Nato nel suo sessantennale e coglie l’esigenza del momento per annunciare una revisione del concetto strategico redatto dieci anni fa con Javier Solana.
Per fare questo il Segretario generale ha annunciato un programma di consultazione pubblica che raggiungerà il più possibile la popolazione degli stati membri. Ne nascerà un nuovo concetto strategico che secondo l’intento originario dichiarato ieri verrà delineato sulle reali esigenze della popolazione. Su quello cioè che i cittadini dei paesi membri vogliono essere, più che su quello che non vogliono essere.
A fronte di tale innovativo attivismo – nell’agenda presentata ci sono anche le tematiche della pirateria, dei Balcani, del rapporto crisi finanziaria ed esigenze di sicurezza, di allargamento dell’Alleanza – c’è da chiedersi se a Rasmussen non siano venute in mente le parole di un suo conterraneo teatrale secentesco scritte da un drammaturgo inglese, che in Hamlet mise in evidenza l’eccessiva attività di pensiero ai danni dell’azione:
To be, or not to be: that is the question:
Whether ‘tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them?
Foto: Nato