Sarà la battaglia più dura, perché sarà l’ultima. Mentre il ministro dell’Interno pakistano Rehman Malik rivela alla polizia a Islamabad che la lotta ai nemici del Pakistan non si ferma (“Continueremo a combattere finché l’ultimo talebano, militante, nemico del Pakistan se ne sarà andato”), un ex ufficiale appartenente all’Inter-Services Intelligence (Isi), Asad Munir, ora in pensione, va oltre e afferma che la battaglia conclusiva, ormai alle porte, sarà violenta in quanto tutte le forze ostili – dai jihadisti ai qaedisti, passando attraverso i vari gruppi – si riuniranno insieme: si tratta della loro lotta per la sopravvivenza. Perdere il Waziristan significa non avere più nascondigli da offrire ai capi.
La notizia secondo cui l’operazione finale sarebbe in fase di realizzazione anche se non ancora scattata, “benché sia iniziato il conto alla rovescia”, avrebbe già ricevuto una conferma dal governatore della provincia della North West Frontier Awais Ahmed Ghani.
Contro il capo talebano maggior alleato di al Qaeda, Baitullah Mehsud, l’esercito del Pakistan si starebbe dunque rafforzando a dimostrazione di un impeto finora dimenticato, tanto da far leggere questo atto come una Waterloo per al Qaeda come fa notare l’articolo di Reuters Canada riportando il parere di esperti militari.
Si avvalora dunque l’informazione data da ufficiali americani secondo cui al Qaeda starebbe lasciando il Pakistan per raggiungere Somalia e Yemen, aree più propizie alla condotta di operazioni ribelli.
Uno degli aspetti che rendono più difficile la caccia ai “nemici del Pakistan” è il fatto che i qaedisti si nascondono tra la popolazione civile. Non solo. Le continue incursioni di esercito governativo e di drone americani nello Swat e nel Waziristan spingono i civili a lasciare l’area, ponendo i presupposti per una emergenza umanitaria di proporzioni ragguardevoli. Chi ci rimette come sempre in queste situazioni limite è dunque la popolazione inerme stretta tra due fuochi.
Intanto il direttore della Cia Leon Panetta si dice convinto che Osama Bin Laden si trovi in Pakistan. Un’icona che tuttavia oggi è meno importante di quanto lo sia stata in passato, con un Pakistan nucleare che si riscopre altamente operativo a ridosso dei disordini post-elettorali in Iran e delle intemperanze muscolari della Corea del Nord. In questo quadro, poi, non va trascurata neppure la conferma del sentiment anti-occidentale nello Yemen.
Fonte: Reuters Canada
Foto: Bbc