Un commento lasciato da Elisabetta al post Afghanistan occidentale, missione Isaf: il 66° reggimento Trieste al comando del Prt di Herat fa venire in mente l’ultima parte del discorso di commiato fatto dal generale di corpo d’armata Mario Marioli, comandante del 1° Comando Forze Difesa (1° Fod), lo scorso 8 aprile a Bologna di fronte ai militari della brigata aeromobile Friuli in partenza per il teatro afgano. La fonte è l’ufficio stampa della stessa brigata.
"…essere un soldato è prima di tutto una scelta di vita […] Ed è ai vostri cari che voglio dedicare un pensiero. Per forza di cose la vostra scelta è la loro scelta. Solo chi vi è passato può veramente capire cosa vuol dire organizzare da soli la propria vita e risolvere via via i problemi che tutti i giorni nascono […] senza disporre dell’aiuto del proprio compagno o della propria compagna di vita, magari senza neanche potersi consultare, sempre con un pensiero costante e la costante trepidante attenzione a ogni notizia …"
Di seguito l’intero testo del discorso.
Finisce ora per voi il lungo periodo di preparazione specifica per questo nuovo non semplice impegno.
Vi siete esercitati a lungo nel corso degli ultimi due anni, prima nell’ambito della Nato Response Force, con successo, quale forza di riserva della Alleanza, superando non facili valutazioni. Altrettanto difficili prove e valutazioni avete superato prima di essere dichiarati idonei per il compito che vi attende e siamo sicuri che lo assolverete nel migliore dei modi, come già avete fatto in Albania e in Iraq, a livello brigata e da sempre in tutti i teatri con i vostri squadroni elicotteri, che sono l’elemento portante della terza dimensione della Forza Armata, con il Savoia Cavalleria, tuttora schierato in Libano insieme alla brigata Ariete, e con le altre unità immesse via via nei vari contingenti, a partire dalla Somalia.
Oggi sono qui per portarvi il saluto del Capo di stato maggiore dell’Esercito di tutta la Forza Armata e in particolare del 1° Comando forze di difesa, per esservi vicino insieme ai vostri cari, ai vostri amici, alle Associazioni d’arma con i loro labari, che ci ricordano chi ci ha preceduto sulla via del dovere, spesso dando la vita.
Insieme alle autorità della vostra regione, della vostra provincia e del vostro comune che ringrazio per essere presenti alla partenza dei propri cittadini in uniforme, pronti ad adempiere a quanto comandato loro dallo Stato per l’assolvimento di una missione di pace.
Non nascondo che oggi nutro un sentimento particolare avendo servito in altri tempi per cinque bellissimi anni nella Friuli ed essendo stato insieme a voi, in tempi più recenti, in Iraq, dove ho constatato quale fosse in ambito internazionale il prestigio guadagnato dalla brigata sul campo, ho volato con voi e con voi pianto il vostro sangue sparso.
Come presto vi renderete conto state per entrare in un teatro molto diverso, anche se altrettanto insidioso e impegnativo. Toccherete con mano, girando da Herat a Farah, profonde povertà e sofferenze, difficilmente concepibili non solo vivendo nel nostro mondo di benessere, ma anche negli altri paesi in cui avete operato, Iraq compreso.
Approfittatene per una riflessione e per quell’arricchimento personale che la comprensione del dolore altrui porta.
Affronterete un ambiente naturale molto difficile, in cui la vostra specialità è esaltata e comprenderete in pieno quale sia l’importanza delle unità aeromobili di cui indossate con fierezza, unici, il basco azzurro.
Ricordate che nel tipo di attività che condurrete non sono possibili rilassamenti, perché ogni distrazione o inadempienza può essere pagata cara da voi o da chi vi sta vicino.
Ricordate però altrettanto bene che in queste situazioni un comportamento ineccepibile, la comprensione e il rispetto di uomini e donne che in tale situazione vivono non certo per loro colpa, della loro cultura, religione, tradizioni, sono spesso un’arma più potente del fucile o una difesa più valida di un hesco bastion.
E’ l’acqua dell’acquario che fa vivere o morire il pesce che vi nuota.
Noi ci aspettiamo da voi, uomini e donne della Friuli, che diate il vostro meglio.
Ci aspettiamo e siamo sicuri che così sarà, che siate sempre presenti a voi stessi, nei prossimi lunghi mesi che vi attendono, aiutando quel paese con professionalità, equilibrio, fermezza, l’orgoglio di rappresentare la nostra Patria, le nostre Forze Armate, la vostra scelta di vita.
Perché essere un soldato non è un mestiere ma prima di tutto una scelta di vita.
Chi oggi si arruola sa già in partenza che la sua destinazione non sarà una scrivania o un magazzino ma una landa nei Balcani o una pietraia a Kabul.Che saranno comunque lunghi periodi di disagio, di rischio, di lontananza dagli affetti più cari.
Ed è ai vostri cari che voglio dedicare un pensiero.
Per forza di cose la vostra scelta è la loro scelta. Solo chi vi è passato può veramente capire cosa vuol dire organizzare da soli la propria vita e risolvere via via i problemi che tutti i giorni nascono, talora lievi ma spesso anche gravi, senza disporre dell’aiuto del proprio compagno o compagna di vita, magari senza neanche potersi consultare, sempre con un pensiero costante e la costante trepidante attenzione a ogni notizia.
Per questo vi ringrazio profondamente, insieme alla Forza Armata, e vi assicuro tutta la disponibilità e aiuto di cui potrete avere bisogno, perché i militari e le loro famiglie sono e devono essere una cosa sola.
Noi vi saremo vicini con il nostro affetto, con voi aspetteremo chi ora sta partendo, cui va il nostro più sentito augurio, l’accompagnamento delle preghiere di chi crede.
In bocca al lupo generale Francesco Arena, soldati del contingente.
Viva la Friuli, viva l’Esercito Italiano.