Se Milorad fosse stato italiano non avrebbe neppure indossato una maglietta simile. Perché rientrando a casa dopo la squalifica si sarebbe trovato di fronte al disappunto dei genitori: sciocco figlio, avresti potuto far finta di niente e continuare la tua gara, per la fama per i soldi per la gloria. E poi gli amici lo avrebbero forse deriso dicendogli che … sì, l’ideologia è stata sempre nostra compagna caro Milorad, ma solo finché eravamo al liceo … ora che siamo grandi meglio essere concreti.
Invece Milorad ci ha dimostrato che non sempre un atto individuale è frutto dell’individualismo, ma che anzi può essere una assunzione di responsabilità.
Non ha fatto un colpo di testa Milorad, ha detto quello che pensa.
E a casa dopo la squalifica non ha trovato genitori a deriderlo, né lo scherno degli amici. Ha anzi avuto il sostegno di tutta la sua nazione: “Cavic è serbo e con quella maglietta ha testimoniato il punto di vista del suo paese: la Serbia”. Se Milorad fosse stato italiano quasi certamente non avrebbe avuto il sostegno dell’unità nazionale dietro la sua presa di responsabilità. E altrettanto sicuramente sarebbe stato convinto a chiedere pubbliche scuse intaccando così la fierezza di appartenere al suo popolo.
Fonti: b92.net, corriere.it, kosovocompromise.com