pubblicato da Embedded il 22 aprile 2007
“Siamo considerati cattivi da anni, è normale che la nostra paura del terrorismo non venga presa in considerazione: infatti come potremmo noi che siamo cattivi avere paura dei mujahedin e dei fondamentalisti?”
E’ una voce serba sentita dal Kosovo la sera di martedì scorso.
Due giorni dopo – il 19 aprile – su Balkanalysis.com la conferma da parte di una fonte di intelligence slovena che i wahabiti arrestati in marzo in un campo di addestramento vicino a Novi Pazar avrebbero a che fare con i militanti del Kosovo, con il processo verso lo status finale della provincia amministrata dalle Nazioni Unite e con il rischio di scoppi di violenza contro le enclave serbe di Mitrovica.
Il campo di addestramento di sospetto collegamento con l’estremismo islamico era stato scoperto sul monte Ninaji a Sjenica, vicino a Novi Pazar, lo scorso 17 marzo dalla polizia serba. I quattro wahabiti arrestati sono tutti bianchi europei di età compresa tra i 23 e i 33 anni.
A questa notizia ha fatto seguito il 20 aprile quella dello scontro tra polizia e un gruppo di wahabiti vicino a Novi Pazar. E’ l’agenzia B92 a parlare di una perquisizione all’alba di venerdì in una casa dove si nascondeva un militante islamico, Ismail Prentic, poi ucciso.
Ai suoi funerali, avvenuti ieri sabato 21 aprile, un giornalista che fotografava il corteo funebre è stato aggredito.
Secondo la dichiarazione di un ufficiale delle Nazioni Unite riportata dall’agenzia Reuters, Prentic stava per organizzare un possibile attacco suicida contro la moschea di Novi Pazar. Ciò confermerebbe la tensione tra i musulmani esistenti nell’area e gli estremisti di altra ispirazione.
“Il terrorismo non fa paura solo all’occidente. Anche noi nei Balcani ci sentiamo minacciati”, assicurava la voce serba martedì scorso.
Fonti: Balkanalysis.com; B92
Commenti:
Fabio Sommantico, Martedì 24 Aprile 2007 ore 14:54
Così anche i serbi hanno scoperto che basta appiccicare l’etichetta di terrorista, meglio se islamico, a qualsiasi avversario politico per poter poi giustificare politiche aggressive.
Fermo restando che la questione kossovara esiste e la Serbia ha ragioni da vendere…
Paola Casoli, Mercoledì 25 Aprile 2007 ore 15:53
Ciao Fabio, bentornato.
Capisco la tua osservazione. Però proviamo a contestualizzare, così per sentire anche la tua opinione: pensi che oggi i serbi possano mettere in atto politiche aggressive?
Fabio Sommantico, Mercoledì 25 Aprile 2007 ore 22:34
Bentornata anche a te!
In Serbia i partiti nazionalisti sono sempre molto forti e anche quelli apparentemetne più moderati, hanno un’anima revanscista assai marcata.
Per risponderti non credo che i Serbi abbiano intenzione (o siano in grado) di attuare chissà quali azioni eclatanti, ma non è un segreto che in questi mesi si stia decidendo il futuro assetto del Kosovo e che da venti anni a questa parte, come insegna l’esperienza di Milosevic, chi a Belgrado soffia sul fuoco del risentimento nazionalista, raccoglie facili consensi.
Con buoni motivi i Serbi vogliono evitare la secessione formale e per quello che può valere la mia opinione, sono pienamente convinto che un Kosovo indipendente sarebbe l’ennesimo stato mafia nel cuore dei Balcani.
Quello che però conta è che la Serbia per mettere in imbarazzo il principale sponsor di Pristina (gli USA) ha deciso di porre in evidenza la natura “islamica” della popolazione albanese, con anneso riferimento al sempre efficace spauracchio terrorista. Così magari da riuscire a far passare l’intricata questione balcanica come il nuovo fronte dove passa lo scontro infinito fra l’occidente e l’islam. E guadagnarsi in tale modo le simpatie della parte più becera della nostra opinione pubblica ormai impregnata sentimenti islamofobi.