Ago 22, 2005
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Afghanistan, il dispositivo di Isaf per le elezioni

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pubblicato da Pagine di Difesa il 22 agosto 2005

Kabul, Afghanistan – “Gli afgani sono i primi attori della sicurezza”. L’affermazione fatta dal capo ufficio stampa di Isaf-8, tenente colonnello Riccardo Cristoni, relativa al problema della sicurezza durante il periodo elettorale chiarisce da subito il senso della missione Nato in Afghanistan.

Il compito della missione Isaf (International Security Assistance Force), che si avvale dell’opera di ottomila uomini provenienti da 36 nazioni, è quello di assistere le istituzioni politiche afgane nel mantenimento di un ambiente sicuro a Kabul e, dall’ottobre 2003, anche fuori dalla capitale. L’impegno si concretizza nel sostenere le campagne di informazione e dei media, nel supportare i progetti di ricostruzione, nel sostenere l’assistenza umanitaria, nell’assistere la riorganizzazione delle strutture di sicurezza del governo provvisorio afgano e nell’addestrare l’esercito e le forze di polizia locali.

Il tema della sicurezza emerge soprattutto nel periodo elettorale. Dal 17 agosto si è ufficialmente aperta la campagna politica che durerà fino al 15 settembre, mentre i ballottaggi per i 249 seggi nella Wolesi Jirga o Camera bassa (di cui 10 riservati ai Kuchi, nomadi, e almeno 68 alle donne) e per i Consigli provinciali (dai 9 ai 29 membri in ordine alla popolazione della provincia) si svolgeranno il 18 settembre. I candidati sono 5.805 con una presenza femminile pari al 10%. Gli scrutini sono previsti dal 19 settembre al 9 ottobre e i primi risultati si cominceranno ad avere tra il 10 e il 21 ottobre. La comunicazione dei risultati definitivi avverrà secondo le previsioni il 22 ottobre.

“Da agosto la presenza dei militari delle forze Nato è aumentata di tremila unità, destinate a offrire concorso e supporto alla sicurezza”, spiega il tenente colonnello Cristoni. Il potenziamento di assetti aerei e terrestri dovrebbe consentire al Joint Election Manangement Body (Jemb), l’organizzazione nata dalla temporanea fusione della Commissione elettorale indipendente (Iec) e della Componente elettorale dell’Unama (Uec), di gestire tutto il processo elettorale secondo quanto definito dagli Accordi di Bonn.

Nel dettaglio gli assetti sono stati rafforzati dall’invio di quattro F16 dal Belgio; quattro Mirage e due aerei per il rifornimento in volo dalla Francia; tre elicotteri CH-47 dall’Italia e un C-130 dalla Svezia. Gli assetti terrestri sono stati incrementati di tre Battle Group (uno spagnolo, uno olandese, uno rumeno) e tre compagnie di rinforzo (una italiana, una austriaca, una americana). Nelle aree sotto il controllo statunitense, cioè le regioni orientale e meridionale che rientrano nel processo di espansione di Isaf previsto per il prossimo anno, sono stati inviati contributi di altre nazioni non incluse nel Patto Atlantico.

“Il piano della sicurezza – spiega Cristoni – è strutturato secondo tre cerchi a diversi livelli: il primo costituito dalle forze di polizia locale addette alla sicurezza nelle sezioni di voto; il secondo costituito dall’esercito afgano (Afghan National Army); il terzo costituito dalle forze militari internazionali (International Military Forces, Imf), composte da unità della Nato e della coalizione”.

Lo scambio di informazioni tra forze Nato e forze Usa è assicurato dalla presenza di liaison officer (ufficiali di collegamento presenti nelle varie strutture) e l’eventuale intervento delle Imf “avviene solo se le forze di polizia e l’esercito locali hanno bisogno di rinforzo” chiarisce Cristoni, che specifica: “E solo su esplicita richiesta degli stessi”.

L’intento di consentire agli afgani di dare il proprio voto in un ambiente sicuro e caratterizzato da libertà ed equità si esplica anche in strumenti concreti e vicini alla gente. Isaf supporta l’attività del Jemb con spot radio e annunci a mezzo stampa e ha dotato i propri uomini di una “soldier card” dalle dimensioni di un dépliant tascabile per fornire alla popolazione informazioni basilari sulla Assemblea nazionale, sui Consigli provinciali, sul Jemb, sulla missione di supporto di Isaf e sulle modalità di registrazione dei candidati e dei votanti.

“Contribuiamo all’educazione degli afgani spiegando ai nostri soldati come rispondere alle domande dei cittadini” afferma il colonnello Mimmo Orlando della sezione relativa alle operazioni di informazione di Isaf. Una attività di campagna a favore delle elezioni condotta sia con cartelloni pubblicitari con il logo della missione Nato , sia con l’attività di Sada-e-Azadi (il network di Isaf formato da tv, giornale e radio che tradotto in italiano significa forza della libertà) in grado di raggiungere quell’85% di donne e 55% di uomini non alfabetizzati.

“Nato-Isaf rispetta la cultura afgana e le sue tradizioni ed è qui per assistere gli afgani nel corso di questo evento storico” aveva affermato a Kabul lo scorso 4 agosto Hikmet Cetin, per la quarta volta Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan. L’alto rappresentante aveva parlato delle minacce costituite da gruppi di instabilità come i talebani, al-Qaeda e altri elementi che possono mettere in pericolo il processo democratico in Afghanistan nonostante la situazione nel paese si sia evoluta in modo positivo dopo le elezioni presidenziali dello scorso anno. E così aveva concluso: “Sono convinto che gli afgani mostreranno ancora il loro entusiasmo nel delineare il proprio futuro”.

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