pubblicato da Pagine di Difesa il 14 novembre 2004
E’ un’operazione tipica del contingente italiano di cui reca la caratteristica “friendly”. L’attività di door-to-door, definita appunto Friendly Sweep per l’impegno a entrare nelle abitazioni con incedere amichevole, è uno dei compiti della task force Aquila comandata dal colonnello Donato Federici.
L’operazione prevede il controllo a tappeto di abitazioni e negozi con l’intento di presentarsi alla popolazione per rilevarne i bisogni. L’attività è amichevole e come tale viene percepita dagli abitanti del territorio che spesso chiedono aiuto direttamente ai militari. Nel gruppo che accede alle abitazioni è sempre presente un medico pronto a offrire cure e, soprattutto, a farsi conoscere.
Eventuali armi vengono fotografate mentre ai bimbi viene offerto cibo. E di armi ce ne sono quasi in ogni abitazione, ma non tutte sono registrate. Al secondo gruppo tattico della task force, quello comandato dal tenente colonnello Fulvio Poli, è capitato di rinvenire dei bossoli di kalashnikov nella cucina di una famiglia di Decani, proprio vicino al divano sotto lo sguardo incorniciato di Ramush Haradinaj, ex comandante dell’Uck (Esercito di liberazione del Kosovo, autodiscioltosi nel giugno 1999) e ora leader dell’Aak (Alleanza per il futuro del Kosovo).
Chi ha armi registrate di solito le mostra subito, appoggiandole sulla soglia di casa tra le scarpe e le ciabatte lasciate sull’ingresso. All’interno di queste fattorie fortificate le donne di etnia albanese allevano sei o sette figli ciascuna senza l’appoggio del marito e facendo le serve nella casa dei suoceri, perché così vuole l’usanza. La povertà è cronica con una disoccupazione tra il 70 e il 75%. L’arma diventa allora uno strumento di difesa contro i criminali oltre a essere spesso usata secondo la tradizione, ovvero per sparare in aria in segno di festa.
Di armi se ne trovano anche nelle auto, ovviamente, e non solo in quelle che rientrano dai chiassosi matrimoni dove si festeggia a sventagliate di mitra. Ma a fine ottobre gli uomini comandati da Poli hanno cominciato a rinvenire anche qualcos’altro. Nel giro di due o tre giorni perfino cinque bastoni tipo mazza da baseball sono stati sequestrati dalla polizia locale (Kps), che con Unmik police collaborano con i militari della task force Aquila nelle cosiddette Cage Operations, i posti di blocco a controllo degli assi viari.
“I sequestri più rilevanti – dice il comandante Fulvio Poli – rimangono però quelli a danno del contrabbando di legname. Da metà luglio a fine ottobre sono state sequestrate 400 tonnellate di legna”. Questo è un vero e proprio business che sta sviluppando un giro di soldi superiore a qualsiasi altro. E sta impoverendo pericolosamente i monti ghiaiosi della Metohija, nella zona al confine con Albania e Montenegro.
Stando a quanto risulta dai dati raccolti, gli stessi taglialegna temono gli assalti dei contrabbandieri al punto da assoldare mercenari che li proteggano mentre svolgono il loro lavoro nei boschi. E i contrabbandieri, quando non riescono a impadronirsi della legna già tagliata, provvedono direttamente e senza troppo piegare la schiena segando i tronchi all’altezza delle proprie spalle.